MACERATA – Accusato di plurime cessioni di marijuana, della vendita di eroina a Pamela Mastropietro e della detenzione di una dose della stessa sostanza, oggi Innocent Oseghale è stato condannato a sette anni e sei mesi di reclusione. È stato invece assolto dall’accusa di detenzione di 99,6 grammi di eroina. La sentenza del giudice monocratico del Tribunale di Macerata Barbara Cortegiano è arrivata oggi pomeriggio, il pubblico ministero Stefania Ciccioli aveva chiesto la condanna a nove anni di reclusione. I legali del nigeriano, Simone Matraxia e Umberto Gramenzi, hanno espresso soddisfazione per l’assoluzione per uno dei reati contestati ma hanno anticipato che impugneranno la sentenza in Appello.
Il 32enne nigeriano, già condannato in primo e secondo grado all’ergastolo per l’omicidio di Pamela Mastropietro avvenuto il 30 gennaio 2018, doveva rispondere di molteplici cessioni di droga avvenute tutte a Macerata nel periodo precedente al delitto. Tra tutte, la cessione della dose di eroina in cambio di 30 euro fatta il giorno prima della morte della giovanissima da Desmond Lucky grazie all’intermediazione di Oseghale. Un’altra dose di eroina l’extracomunitario l’aveva addosso il giorno del suo arresto, mentre sono numerose le cessioni di marijuana effettuate sia dallo stesso imputato sia da altre persone su disposizione sua. I carabinieri del comando provinciale che effettuarono le indagini, infatti, accertarono che Oseghale a volte delegava ad altri la cessione di droga, in un caso avrebbe ricambiato questa attività con l’ospitalità nella sua abitazione di via Spalato (dove poi è avvenuto l’omicidio e il depezzamento della 18enne romana).
Per questi fatti oggi il nigeriano è stato condannato a sette anni e mezzo di reclusione, mentre è stato assolto dall’accusa di detenzione di 99,6 grammi di eroina. Quest’ultima contestazione era stata mossa dopo il ritrovamento sul cellulare di un connazionale coindagato (la sua posizione era stata stralciata dopo aver scelto il rito abbreviato) di una foto in cui si vede una busta poggiata su un bilancino su un pavimento che per gli inquirenti era quello della casa di Oseghale.
«Anche il gip Giovanni Manzoni, nell’ordinanza relativa all’applicazione della misura cautelare – hanno commentato i legali Matraxia e Gramenzi – aveva messo in dubbio questa attribuzione evidenziando che non si poteva escludere che la foto fosse stata scattata in un’altra casa dal momento che la pavimentazione non era particolarmente caratteristica e c’erano pezzi di arredamento che non sono stati rinvenuti nell’abitazione di via Spalato». L’avvocato Matraxia, al termine dell’udienza, ha poi aggiunto: «Siamo soddisfatti per l’assoluzione dall’accusa dei 99 grammi di eroina, ma riteniamo che la pena sia stata troppo severa, si trattava di droga leggera, faremo appello».