MACERATA – Avrebbe certificato che i suini e i cosci venduti erano italiani, mentre per l’accusa si sarebbe trattato di maiali danesi, imprenditore 47enne a processo. Si è aperto questa mattina in Tribunale a Macerata il procedimento a carico di un imprenditore che vive in un comune del Maceratese accusato di falsità in registri e notificazioni, frode nell’esercizio del commercio e contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari.
L’indagine era partita nel 2016 a Torino dove la locale procura aveva aperto un fascicolo per un presunto utilizzo fraudolento del seme di Duroc danese nel circuito dei prosciutti dop (che invece utilizzano esclusivamente maiali italiani). La razza danese, particolarmente performante, ha una crescita più rapida con un conseguente risparmio per gli allevatori sia sui mangimi sia sui tempi di invio alla macellazione. Si tratta di una razza utilizzata regolarmente ma non per i prodotti a marchio dop, ovvero a denominazione di origine protetta, che invece hanno un disciplinare rigido che non consente l’utilizzo di prodotti stranieri.
Inizialmente furono 27 le persone iscritte nel registro degli indagati, ma mano a mano che le indagini andavano avanti il raggio d’azione si era ampliato abbracciando diverse regioni del Centro-Nord superando i 200 indagati in tutta Italia. È stato così che la procura torinese decise di trasmettere gli atti per competenza alle procure di volta in volta interessate.
Oggi dunque si è aperto il processo dinanzi al giudice Paolo Properzi e al pubblico ministero Francesca D’Arienzo, si sono costituiti parte civile i legali rappresentanti del Consorzio del Prosciutto di Parma e del Consorzio del Prosciutto San Daniele. La difesa, però, rigetta gli addebiti. «Le certificazioni erano tutte regolari – ha commentato l’avvocato Paolo Cammertoni –. Il mio cliente aveva acquistato il seme di Duroc danese per allevare maiali destinati ai circuiti extra dop, per i dop utilizzava solo animali italiani, nel suo allevamento aveva sei verri italiani. È stato sempre rispettato il disciplinare, lo dimostreremo nel corso del dibattimento».
L’udienza è stata rinviata al prossimo primo luglio per sentire i primi testimoni dell’accusa.