MONTE SAN GIUSTO – Incendio al “Cantinone di Charly”, titolare condannato a due anni. Era accusato di incendio doloso e truffa all’assicurazione. La difesa: «Leggeremo le motivazioni e impugneremo la sentenza in Appello». L’esplosione che devastò il pub di Villa San Filippo e provocò ustioni e lesioni gravissime al titolare, un sangiustese oggi 45enne, si sviluppò alle prime ore del mattino (mancava poco alle 4) del 13 giugno del 2016. Immediati furono i soccorsi, il titolare fu trasportato al Centro grandi ustionati dell’ospedale Bufalini di Cesena e ricoverato in coma farmacologico.
Dagli accertamenti eseguiti dagli inquirenti una volta messa in sicurezza la struttura, era emerso che la deflagrazione fu provocata da una fuga di gas di natura dolosa. Per la Procura (il fascicolo è del pubblico ministero Rosanna Buccini) l’esplosione si era generata in cucina dove le manopole del gas erano state tutte aperte. Nella sala furono trovati anche una tanica di benzina e i resti liquefatti di un’altra tanica. Secondo l’accusa sarebbe stato lo stesso titolare a provocare l’incendio per frodare l’assicurazione.
Nel corso del processo il sangiustese si sottopose a esame e in quell’occasione respinse gli addebiti dando la propria versione dei fatti. Raccontò di aver chiuso il locale poco prima, di aver sentito il boato e di aver provato ad entrare dall’ingresso principale senza riuscirci, così era entrato dal retro, «ma quando ha aperto la porta – ha spiegato a margine dell’udienza l’avvocato Sabina Bidolli che difende l’imputato insieme al collega Achille Castignani – è stato investito da un flashover. Una ricostruzione, questa, confermata anche dal nostro consulente Stefano Moretti. C’è poi una testimone oculare, che abita di fronte al pub, che ha riferito di aver sentito l’esplosione, l’allarme e poi di aver visto il titolare arrivare. Non aveva motivo di dar fuoco al locale, il grosso dei debiti che aveva era stato azzerato, era rimasta solo un’esposizione da 10.000 euro. Oltretutto ha riferito che all’epoca era in trattativa per vendere il locale». Nel processo l’assicurazione Groupama era parte civile con l’avvocato Nicola Bruno. Oggi, dunque, la discussione all’esito della quale il giudice Daniela Bellesi, accogliendo la richiesta avanzata dal pubblico ministero Francesca D’Arienzo, ha condannato l’imputato a due anni. «Leggeremo le motivazioni e impugneremo la sentenza in Appello», ha anticipato l’avvocato Bidolli.