MONTECASSIANO – Questa mattina i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Ancona hanno sentito i primi testimoni (una decina su 17 totali) chiamati a riferire in merito alle confidenze fatte da Rosina Carsetti, la 78enne di Montecassiano uccisa in casa il pomeriggio del 24 dicembre del 2020, e quello che loro stessi avevano visto o sentito nelle settimane e nei mesi precedenti il delitto.
Vicini di casa e altri conoscenti di Rosina, l’estetista, il parrucchiere, il giardiniere e il macellaio, hanno grossomodo raccontato quanto già detto in primo grado ai giudici della Corte d’Assise di Macerata, aggiungendo alcune precisazioni.
Per il delitto di Rosina in primo grado fu condannato solo il nipote Enea Simonetti, all’epoca ventenne (ma fu esclusa la premeditazione) all’ergastolo, mentre furono assolti la madre Arianna Orazi e il nonno Enrico Orazi. Tutti e tre furono assolti anche dall’accusa di maltrattamenti nei confronti dell’anziana. Furono proprio il mancato riconoscimento dell’aggravante nei confronti del giovane, l’assoluzione dall’accusa di omicidio per Arianna Orazi e l’assoluzione di tutti per i maltrattamenti a portare il pubblico ministero che coordinò le indagini, Vincenzo Carusi, a impugnare la sentenza.
Il prossimo 24 aprile i giudici dorici sentiranno gli altri testimoni, poi per il 29 maggio è prevista la discussione del procuratore generale Roberto Rossi e dei difensori degli imputati, gli avvocati Olindo Dionisi (per Arianna Orazi), Valentina Romagnoli e Andrea Netti (per Enea Simonetti) e Barbara Vecchioli (per Enrico Orazi). È stata invece fissata per il 5 giugno l’udienza per eventuali repliche e sentenza.