Cronaca

Morì mentre sciava a Madonna di Campiglio, il gip dispone l’imputazione coatta per tre indagati

Il tragico incidente in cui perse la vita la 25enne civitanovese Cristina Cesari avvenne il 13 febbraio 2020. Dopo tre richieste di archiviazione, la decisione del giudice di Trento

CIVITANOVA – A 25 anni morì a seguito di un incidente su una pista da sci a Madonna di Campiglio, il gip ha disposto l’imputazione coatta per tre indagati. Si è celebrata dinanzi l’ufficio del giudice per le indagini preliminari di Trento l’udienza di opposizione alla richiesta di archiviazione per la morte della civitanovese Cristina Cesari avvenuta il 13 febbraio 2020. Quel giorno la 25enne, in vacanza con alcuni amici, mentre percorreva la pista definita “della nube d’oro”, una tra le più difficili, scivolò in un’altra pista più gradata, la “variante marchi”, e senza una recinzione che potesse attenuare o addirittura impedire la caduta, l’impatto fu letale.

L’avvocato Gabriele Cofanelli

Inizialmente la Procura di Trento indagò gli allora presidente del Cda della società Funivie Madonna di Campiglio, il direttore sino al maggio 2020 e il responsabile della manutenzione dei tracciati sciistici della stessa società. Per ben tre volte la Procura aveva richiesto l’archiviazione del procedimento ritenendo che si fosse trattato di una sfortunata evenienza in assenza di responsabilità.
Viceversa la famiglia, tutelata dagli avvocati Flavio Moccia del foro di Bolzano e Gabriele Cofanelli del foro di Macerata, aveva insistito sulla colpevolezza degli indagati ritenendo che vi fossero tutti gli estremi sia in linea di fatto che di diritto per procedere penalmente e quindi per raggiungere un vaglio dibattimentale che potesse determinare se quelle condotte avessero concorso a cagionare la morte della giovane. Nello specifico l’avvocato Cofanelli aveva insistito sull’assenza di una specifica ed esauriente valutazione del rischio che avrebbe potuto scongiurare il tragico evento. Al termine dell’udienza il giudice per le indagini preliminari ha accolto totalmente l’impostazione degli avvocati che tutelano la famiglia disponendo l’imputazione coatta.

«A distanza di circa tre anni, la redazione di cinque perizie tecniche di diverso contenuto, alcuni interrogatori ed una serie di memorie difensionali – hanno commentato i legali dei familiari di Cristina Cesari –, il risultato raggiunto e soprattutto la ferma volontà della famiglia Cesari di raggiungere la verità su quanto accaduto, permetteranno la formalizzazione di un processo penale che doveva correttamente essere celebrato e che pertanto verrà giustamente celebrato dinanzi il tribunale di Trento competente in funzione territoriale delle città di Madonna di Campiglio». Legittima condivisione è stata quindi espressa dagli avvocati Cofanelli e Moccia «per la correttezza e per alcuni versi, il coraggio e l’onestà intellettuale, mostrati dal giudicante nell’affrontare una vicenda così complessa e dai molteplici risvolti».

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