MACERATA – Morti nella Rsa di Offida, l’infermiere Leopoldo Wick condannato all’ergastolo con un anno di isolamento diurno. I giudici della Corte di Assise di Macerata lo hanno riconosciuto colpevole per sette degli otto omicidi che gli venivano contestati e per uno dei quattro tentativi di omicidio su pazienti della Rsa di Offida. È stato invece assolto per un omicidio e per tre tentativi. L’avvocato Francesco Voltattorni: «Una sentenza inaspettata. Non c’erano né indizi né prove». Il procuratore di Ascoli Umberto Monti: «Una sentenza giusta, il processo è stato molto complesso. Probabilmente faremo appello».
Il dispositivo della sentenza è stato letto nel primo pomeriggio di oggi dal presidente della Corte, Roberto Evangelisti, all’esito della camera di consiglio durata oltre quattro ore. I giudici hanno ritenuto l’infermiere responsabile degli omicidi di: Lucia Bartolomei, morta il 10 febbraio 2019; Vincenzo Gabrielli, morto il 25 febbraio 2019; Domenica Grilli morta il primo novembre del 2018; Luigi Salvucci morto il giorno successivo, il 2 novembre 2018; Maria Antonietta Valentini morta l’11 dicembre 2018; Lucia De Angelis morta lo stesso giorno di Salvucci, il 2 novembre 2018 e Teresa Vagnoni morta l’8 gennaio 2017. L’imputato è stato condannato anche per un tentato omicidio.
È stato invece assolto dall’accusa di omicidio di Domenica Alfonsi morta il 16 luglio 2018 e di tre tentati omicidi perché “il fatto non sussiste”. I giudici hanno anche condannato Wick e l’Asur Marche Area Vasta 5 come responsabile civile in solido al risarcimento di tutte le parti civili da liquidare in separata sede e al pagamento di una provvisionale complessiva di 710.000 euro.
L’imputato, l’infermiere 58enne di Grottammare, alla lettura del dispositivo non ha detto nulla, neppure quando è uscito dal tribunale. A parlare per lui è stato il suo avvocato Francesco Voltattorni, difensore insieme al collega Tommaso Pietropaolo: «Una sentenza inaspettata, inattesa, e di grossa severità. Mi sono riletto gli atti in questi giorni in cui abbiamo atteso la camera di consiglio, faccio una grandissima fatica a capire come faranno nella sentenza a dire che è stato Wick a uccidere queste persone. Avranno 90 giorni di tempo per farlo».
«Non c’erano prove né indizi – ha aggiunto il difensore -, niente. Questa è la mia opinione, evidentemente la Corte d’Assise ha ragionato in tutt’altro modo. Faremo appello, però chiaramente aspettiamo di leggere le motivazioni».
Anche il procuratore di Ascoli, Umberto Monti, ha anticipato la volontà di ricorrere in Appello: «Credo sia una sentenza giusta, rispetto alle assoluzioni noi avevamo chiesto la condanna con alcune derubricazioni, probabilmente faremo appello, ma prima leggeremo con attenzione e rispetto le motivazioni della sentenza. Per gli altri casi riteniamo sia una sentenza giusta. Non c’è soddisfazione perché che venga punito qualcuno non dà mai soddisfazione però riteniamo che la sentenza sia giusta, con un processo molto complesso che rende giustizia anche alle parti offese». Wick era accusato di aver ucciso otto pazienti tra gennaio del 2017 e febbraio del 2019 e di aver tentato di ammazzarne quattro tra marzo del 2018 e febbraio del 2019. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori coordinati dal procuratore Monti, l’infermiere avrebbe provocato la morte degli anziani somministrando consapevolmente e deliberatamente insulina e psicofarmaci che per dosi ampiamente superiori ai range terapeutici o per tipologia erano assolutamente controindicati e tali da poter provocare il decesso dei pazienti, come poi era avvenuto.
Soddisfazione, a margine dell’udienza è stata espressa da alcuni legali delle parti civili: «Le indagini – ha spiegato l’avvocato Stefano Pierantozzi – erano state fatte per bene, la consulenza aveva confermato gli esiti iniziali, da questo punto di vista siamo soddisfatti». «Io – ha puntualizzato l’avvocato Marco Flaiani – ho apprezzato personalmente molto la scelta di tutelare la collettività interrompendo il prima possibile qualcosa che non quadrava a Offida, anche mettendosi in una posizione di dover lavorare in maniera più dura per arrivare alla verità. Lo hanno pagato con un processo più impegnativo, però ho apprezzato molto la scelta fatta. Per il resto è stato un processo indiziario, ma c’era una concordanza forte di situazioni che a mio parere lasciava poche altre spiegazioni».