MACERATA – Nuovo accesso, domani mattina, dei carabinieri nella villetta di via Pertini 31 a Montecassiano dove il 24 dicembre scorso è stata uccisa la 78enne Rosina Carsetti. I militari dovranno prelevare alcuni oggetti che saranno sottoposti ad analisi di laboratorio tra i quali due aspirapolveri, una sedia e un quadro. Gli aspirapolveri sono quelli dai quali il rapinatore (che secondo i familiari di Rosina sarebbe entrato in casa per poi ammazzare l’anziana) avrebbe staccato i cavi con cui avrebbe legato la figlia della vittima, Arianna Orazi; la sedia è quella sulla quale Arianna sarebbe stata legata al momento della presunta rapina, mentre il quadro è un dipinto trovato su un comò che presumibilmente sarebbe stato staccato dalla parete dallo stesso rapinatore che cercava una cassaforte. «Per me si tratta di dettagli importanti – ha commentato l’avvocato Andrea Netti che con i colleghi Valentina Romagnoli e Paolo Morena difende i tre familiari della vittima indagati per concorso in omicidio –. O in quella casa è successo qualcosa di compatibile con la ricostruzione degli indagati o qualcuno ci ha studiato molto per pensare a una miriade di dettagli importanti».
Nella mansarda dove viveva Arianna e che i carabinieri nell’ultimo accesso avevano trovato a soqquadro, a terra sono state trovate delle orme «che – ha aggiunto il legale – sembrerebbero riconducibili a scarpe da tennis. Vanno verso il comodino, non è escluso che possano essere del rapinatore dal momento che i familiari giravano sempre con le pantofole in casa». Il fatto che, a detta della figlia, il rapinatore indossasse dei calzari sulle scarpe, non sarebbe un particolare rilevante da questo punto di vista per il legale: «Il calzare lascia sempre l’orma della scarpa, anche se sfumata, magari c’è un alone ma con delle analisi ad hoc si possono ricavare dei dettagli in più».
Stamattina intanto i legali della difesa hanno raccolto le testimonianze di due operai che in passato hanno lavorato nella villetta di Montecassiano per ricostruire uno spaccato della vita all’interno della casa. Uno ha confermato che il campanello non c’era, l’impianto d’allarme era disattivato da tempo e che i cani erano sempre stati mansueti. Il secondo, che conosce da anni la famiglia e che ha effettuato lavori da gennaio a luglio dello scorso anno, avrebbe descritto Rosina come una donna che aveva piena libertà di muoversi dentro casa, senza costrizioni né limitazioni. «Il clima era sereno – avrebbe detto l’operaio ai legali –, a volte mi capitava di avvertire con soli 20 minuti di anticipo che sarei andato lì e trovavo questa signora bellissima, che non dimostrava l’età che aveva, sempre vestita molto bene, indossava gioielli anche dentro casa, era sempre curatissima, quando usciva indossava pelliccia e occhiali da sole. Prendeva la macchina».
Dalle indagini difensive condotte dagli avvocati sarebbero emersi ulteriori aspetti sulla situazione economica della famiglia che non stava attraversando un periodo particolarmente roseo, anche a causa del Covid. Nei mesi scorsi la famiglia Orazi avrebbe dovuto pagare 50.000 euro di Tfr a un dipendente dell’officina che era andato via, per i legali Rosina si era rivolta a un patronato per informarsi su come prendere la pensione sociale. Proprio per ottenerla, sembrerebbe che con il marito abbia ceduto la proprietà della villetta al nipote Enea Simonetti. «Una testimone ci avrebbe riferito – ha aggiunto l’avvocato Netti – che Rosina si era rivolta al centro antiviolenza per avere un parere legale su questo tema», quello della pensione dunque e non sui presunti maltrattamenti in famiglia di cui sarebbe stata vittima.