JESI – Una cerimonia straziante quella con cui la famiglia Giuliani – Italo e le sue tre figlie Tiziana, Marta e Ilaria – ha dato l’addio all’amata Fiorella Scarponi, uccisa all’alba di venerdì 3 luglio nella sua abitazione di Jesi dal vicino di casa affetto da disturbi psichici. Oggi la città ha stretto in un commosso abbraccio questa famiglia messa alla prova da un dolore tanto grande.
Italo, ferito gravemente dalla furia di Michel Santarelli, è stato dimesso dall’ospedale di Torrette due giorni fa e ha raggiunto la chiesa di San Giuseppe in ambulanza.
L’associazione nazionale Carabinieri ha assicurato gli ingressi contingentati in chiesa, nel rispetto delle norme anti Covid. Solo una minima parte di tutti quelli che sono vicini col cuore a Italo e le sue figlie ha potuto esserci fisicamente. Difficili anche le parole di fede trovate dal sacerdote, don Giuliano Fiorentini che ha celebrato insieme al diacono Marco D’Aurizio.
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«Non sia turbato il vostro cuore, cari fedeli colpiti a morte anche voi da un mistero d’iniquità che ha preso forma nella furia omicida di un nostro fratello – ha detto don Giuliano –, non sia turbato il vostro cuore caro Italo, care figlie e parenti tutti di Fiorella, distrutti dall’angoscia, avviliti dall’amarezza, rattristati da un’assenza che vi crea nell’anima vertigini di solitudine. Non sia turbato il vostro cuore, uomini responsabili della sanità pubblica, sfiorati dalla tentazione di chiudere con l’impegno umanitario che vi compete. Anzi, tutti noi, dalle nostre imperfezioni dobbiamo imparare e migliorare».
Invita a credere don Giuliano, a non perdere la fede e la speranza, mentre la figlia maggiore di Italo e Fiorella, Tiziana, ha salutato la mamma con dolci parole nella preghiera dei fedeli. «Maria, madre di tutti noi, accogli mamma come una figlia tra le tue braccia amorose – ha detto invocando la pietà della Madonna -, così come mamma ha saputo accogliere noi. Donaci forza per affrontare questa prova».
«Cara mamma, stella lucente, – ha detto la figlia Marta – sei e sarai sempre la metà perfetta di tutti i miei valori, dei miei sentimenti e principi, del mio credere e del mio essere. L’altra metà è babbo. Sono orgogliosa di essere tua figlia, sarai sempre vicino a me, ti prometto che ce la faremo».
«La mia mamma – aggiunge la gemella Ilaria – riusciva ad amare anche solo con lo sguardo perché lei era amore. Noi non saremo mai più gli stessi, ma ciò che si è amato profondamente non va perso anzi diventa una parte di noi. Mamma, sei nel sole che sorge al mattino e nell’aria che tutti noi tuoi familiari respiriamo».
Saluta la presenza discreta di Fiorella, la grande donna che c’è sempre stata dietro al grande uomo Italo, anche Marco Porcarelli, presidente facente funzione della Libertas. Non sono voluti mancare i ragazzi e le ragazze della società sportiva, alcuni rappresentanti dell’Avis Comunale con il labaro dell’associazione (l’Avis è sponsor al saggio di fine anno della pallavolo Libertas da sempre), l’assessore allo sport Ugo Coltorti e la consigliera regionale Lindita Elezi.
Grande il coraggio di Italo, sorretto dalle figlie, circondato dall’affetto di tante persone. «Non ho mai perso i sensi, quando ho visto mia moglie sul pavimento pensavo che fosse solo svenuta… invece – ha sussurrato con commozione – pensavo che sarebbe toccato a me», aggiunge indicando le ferite al collo. «Mi hanno dato 25 punti, se la lama fosse andata appena più in profondità sarei morto anch’io».
Poi sorretto dalle figlie segue il feretro di legno chiaro coperto di fiori bianchi della sua Fiorella. Sul sagrato cerca di abbracciarlo per l’ultima, volta, lo bacia e scoppia in un pianto disperato. «Addio», sussurra accarezzando il legno. Stavolta lui e l’amata Fiorella, indivisibili, devono separarsi per sempre.