MACERATA – Questa mattina gli investigatori sono tornati nella villetta di via Pertini a Montecassiano per effettuare il terzo sopralluogo in poco più di due settimane. Alcuni minuti dopo le 10 sono entrati i carabinieri della Scientifica di Ancona insieme ai colleghi del Nucleo investigativo provinciale, con loro per partecipare all’attività c’erano anche Enea Simonetti nipote di Rosina Carsetti e l’avvocato Valentina Romagnoli. Diversamente dalle altre volte era assente la figlia della vittima, Arianna Orazi, che con Enea e il padre Enrico Orazi sono indagati per omicidio aggravato della 78enne, simulazione di reato e favoreggiamento (madre e figlio anche per maltrattamenti nei confronti dell’anziana).
Oggi l’attenzione dei militari si è concentrata sul primo piano dove si trova la cucina da cui, secondo la versione dei familiari, la sera della vigilia di Natale sarebbe entrato il rapinatore che avrebbe ucciso, soffocandola, Rosina. A terra, poco distante dalla portafinestra, è stato trovato un frammento compatibile, secondo gli avvocati, con i segni di effrazione lasciati dal malvivente: si tratterebbe di un pezzo della serratura superiore.
Un altro segno sempre sulla portafinestra, invece, probabilmente non è compatibile con l’effrazione. Poco distante invece c’è il divano sul quale Rosina dormiva. I cuscini della seduta sono spostati: «Evidentemente il ladro ha frugato lì sotto», ha commentato l’avvocato Andrea Netti, probabilmente in cerca di soldi o preziosi. Su questa circostanza, come su altri aspetti, le ricostruzioni però divergono: alcuni testimoni avrebbero riferito che l’anziana era costretta a dormire su quel divano, mentre i familiari sostengono che quello era il giaciglio scelto dalla stessa Rosina da 20 anni, perché il marito russava e lei non riusciva ad addormentarsi nel letto.
Divano e cucina si trovano uno di fronte all’altro in un open space senza divisori e con le scale che portano sopra alle camere da letto e sotto al seminterrato. «La teoria della segregazione in casa si commenta da sola», ha puntualizzato l’avvocato Netti. Ma per il procuratore Giovanni Giorgio e il sostituto Vincenzo Carusi la versione dei familiari – della rapina finita male – presenterebbe delle zone d’ombra, il sospetto degli inquirenti invece è che siano stati figlia, nipote e marito ad uccidere Rosina per poi simulare una rapina, da qui l’ipotesi di reato contestata a tutti e tre di concorso di omicidio aggravato anche se il procuratore ha subito frenato dichiarando che le indagini vanno avanti a 360 gradi, senza escludere a priori alcuna ipotesi.
Per giovedì 7 gennaio intanto è fissato l’interrogatorio di tutti e tre gli indagati, ma i loro legali, gli avvocati Netti, Romagnoli e Paolo Morena, hanno anticipato che tutti si avvarranno della facoltà di non rispondere. Sabato, invece, ci sarà un nuovo accesso, il quarto, per completare le operazioni di repertazione di eventuali elementi utili alle indagini, mentre martedì 12 gennaio il consulente di parte nominato dalla difesa, Francesca Tombesi, andrà dal consulente tecnico della procura, il medico legale Roberto Scendoni che ha effettuato l’autopsia su Rosina Carsetti, per un allineamento.