ANCONA- A pochi giorni dal toccante addio a Michele Martedì, il parrucchiere 26enne ucciso a coltellate la mattina dell’Immacolata in via Maggini per mano dell’ex compagno di scuola Mattia Rossetti (coetaneo, ora in carcere per omicidio volontario), i familiari del giovane hair stilyst rompono il loro doloroso silenzio con poche parole intrise di commozione: ringraziano per la solidarietà ma vogliono giustizia per Mig.
«Io e la mia famiglia vogliamo ringraziare chi in questi giorni ci è stato vicino dimostrandoci affetto – scrive uno dei fratelli, Marco, a nome di tutta la famiglia Martedì – i nostri parenti, gli amici, i clienti, i colleghi, gli amici di Mig, i nostri dipendenti, i collaboratori o anche chi non conoscendoci ha voluto essere vicino a noi anche solo con un pensiero…chi ha inviato telegrammi, messaggi, fiori e fatto donazioni in memoria di Michele! Eravamo in tanti a dargli l’ultimo saluto – continua Marco ripensando alle oltre 1000 persone che hanno partecipato al funerale alla chiesa dei Cappuccini di Ancona – parecchi fuori, al freddo, ci dispiace. Scusate se in questi giorni non abbiamo avuto la forza di alzare la testa e guardarvi in faccia, scusate se per colpa del Covid non abbiamo potuto abbracciarvi, non vediamo l’ora di farlo ne abbiamo bisogno! Stiamo vivendo un incubo e purtroppo un ragazzo con tanta voglia di vivere non c’è più!».
Accanto alla carezza della solidarietà e di tutto quell’amore dimostrato verso Michele e la sua famiglia, c’è anche voglia di giustizia, affinchè la tragedia avvenuta in via Maggini non capiti una seconda volta a qualcun altro. E chi ne è responsabile, paghi. «Ora chiediamo giustizia, che non succeda mai più una cosa simile! Giustizia per Michele!», concludono affranti i familiari che stanno vivendo il dolore più grande di aver perso Michele improvvisamente e in modo tanto atroce. Il suo assassino, reo confesso, Mattia Rossetti, si trova rinchiuso in carcere a Montacuto con l’accusa di omicidio volontario premeditato e pluriaggravato dall’uso dell’arma e dallo stalking. Le indagini tecniche per scandagliare la mente del killer e la sua vita social, sono state affidate allo psichiatra Marco Ricci Messori e all’analista forense Luca Russo.