Cronaca

Strage razzista di Traini. L’udienza in Cassazione slitta a marzo

Il tolentinate è stato condannato in primo e secondo grado a 12 anni di reclusione per strage aggravata dall’odio razziale. Il 3 febbraio 2018 sparò dalla sua auto in corsa a Macerata colpendo sei stranieri neri

MACERATA – Slitta a marzo il processo in Cassazione per Luca Traini, il tolentinate condannato in primo e secondo grado a 12 anni di reclusione per aver sparato dalla sua auto in corsa a Macerata il 3 febbraio 2018 e colpito sei extracomunitari dalla pelle nera (è accusato di strage aggravata dall’odio razziale).

Inizialmente fissata per mercoledì prossimo (20 gennaio) l’udienza è stata procrastinata al 24 marzo per motivi legati all’emergenza Covid. Il presidente della Sesta Sezione penale, visto il periodo caratterizzato da elevato rischio di contagio, per ridurre al massimo forme di contatto personale che possano favorire il propagarsi dell’epidemia e dal momento che il procedimento a carico di Traini non è a rischio prescrizione e non presenta particolari urgenze di trattazione, ha ritenuto utile rinviare l’udienza di un paio di mesi.

A proporre il ricorso sono stati gli avvocati Franco Coppi e Giancarlo Giulianelli, per i legali ci sarebbe stata una erronea applicazione della norma penale nel momento in cui a Traini è stata contestata la fattispecie di reato di strage (a loro avviso si sarebbe trattato invece, al massimo, di un tentato omicidio e lesioni aggravate plurime) e l’aggravante dell’odio razziale (a loro dire Traini sparò a persone di colore perché a Macerata gli spacciatori erano neri e lui ce l’aveva con gli spacciatori).

Non solo. Nel ricorso gli avvocati hanno evidenziato anche una contraddittorietà e illogicità della motivazione derivante dal fatto che la Corte d’Assise d’Appello avrebbe tralasciato e travisato, a dire dei legali, elementi fattuali fondamentali. I giudici di secondo grado avrebbero tralasciato il fatto che Traini quel giorno agì “colto da un raptus di rabbia incontrollata” come risulta nel verbale d’arresto e avrebbero travisato la dimensione spazio-temporali in cui sarebbero avvenuti i fatti dal momento in cui nella sentenza avevano evidenziato che Traini agì in un “limitatissimo ambito spaziale (poche vie cittadine)” e in un “ristrettissimo arco temporale (alcune decine di minuti)”, entrambi elementi che per i legali rappresentano un «travisamento della prova» poiché smentiti dalle emergenze probatorie.