JESI – Ha deciso di non avvalersi della facoltà di non rispondere, anzi, ha spiegato al Gip le sue motivazioni, quelle che, secondo lui, avrebbero potuto costituire la sua difesa di fronte all’accusa pesantissima di tentato omicidio aggravato dai futili motivi. Così il 19enne brasiliano questa mattina dal carcere di Montacuto dove si trova rinchiuso in stato di fermo da sabato notte, ha risposto alle domande del Gip Carlo Cimini, collegato in video dalla Procura, per dire la sua su quel sabato pomeriggio (14 novembre) vicino all’Arco Clementino di Jesi, quando a seguito di una accesa lite con un coetaneo nigeriano, lo ha colpito con cinque coltellate provocandogli la perforazione di un polmone.
«Sì, l’ho colpito, ma solo per difendermi, perché mi stava aggredendo con un collo di bottiglia rotto», ha dichiarato, ammettendo anche che i rapporti con quel ragazzo, 20enne nigeriano residente a Morro d’Alba, erano tesi già da qualche tempo. Rivalità stupide, neanche motivate da qualcosa di concreto accaduto tra loro. C’erano litigi continui, l’ultimo dei quali per una questione di territorio dove uscire con i rispettivi gruppi.
La lite è degenerata fin quando il nigeriano non avrebbe cercato di colpire il sudamericano con un collo di bottiglia rotto (sequestrato dagli agenti della Squadra mobile di Ancona e del Commissariato di Jesi) e lui avrebbe reagito sferrando dei fendenti con un coltello che aveva appresso e di cui poi si è disfatto. Il nigeriano nel frattempo è stato dimesso dall’ospedale di Torrette di Ancona, dove era ricoverato.
Gli avvocati Federica Battistoni e Davide Mengarelli del foro di Ancona, difensori del 19enne, si sono rimessi alle decisioni del giudice, chiedendo la sostituzione della misura cautelare in carcere in quella meno afflittiva dei domiciliari. Il Gip si è riservato sulla convalida, intanto il giovane attende il provvedimento in carcere.