TOLENTINO – In 11 mesi avrebbe spacciato circa 900 dosi di hashish a sette giovani di cui due minorenni, guadagnando sui 7.000 euro, ieri un operaio 20enne di Tolentino è finito agli arresti domiciliari. Domani per lui si terrà l’interrogatorio di garanzia dinanzi al gip Giovanni Maria Manzoni.
L’indagine, condotta dai carabinieri della Compagnia di Tolentino guidata dal maggiore Giulia Maggi e coordinata dal pubblico ministero Enrico Barbieri, era partita a novembre dello scorso anno quando una pattuglia della Stazione di Tolentino sorprese un giovane del posto con un quantitativo di hashish. I militari avevano notato e seguito una minicar che a fari spenti si muoveva nel centro della città. Quando il conducente aveva parcheggiato in un vicolo facendo salire un giovane i carabinieri erano intervenuti scoprendo che il giovane alla guida aveva in un borsellino posto all’interno del cofano due barattolini contenenti 11 dosi di hashish già pronte per lo spaccio. Dalla successiva perquisizione domiciliare era spuntato un panetto di 30 grammi dello stesso stupefacente, un bilancino di precisione e un coltello usato per tagliare le dosi nascosti tra gli abiti del ragazzo.
L’attività si sarebbe potuta concludere lì ma gli spostamenti di quella sera del giovane avevano portato i carabinieri a sospettare che dietro di fosse un’attività di spaccio messa su da tempo, così i militari del Nucleo operativo e radiomobile avevano avviato una mirata indagine per ricostruire i canali di spaccio del ragazzo. Dagli accertamenti compiuti sul telefono del 20enne e attraverso servizi di osservazione, controllo e pedinamento gli inquirenti hanno accertato plurime cessioni da gennaio fino a novembre del 2023. In base a quanto emerso il 20enne avrebbe spacciato a sette giovani, due dei quali minorenni, le richieste di stupefacente avvenivano principalmente tramite messaggi inviati su WhatsApp o Instagram con cui venivano concordati il luogo della consegna e il numero di dosi: «Facciamo 40», scriveva un cliente quando voleva 4 grammi di fumo, oppure «Facciamo 30» quando i grammi erano tre. Le espressioni usate per richiedere lo stupefacente, secondo gli investigatori, erano “pizzette”, “paste al cioccolato” o più esplicitamente “una pana”.
Dalle indagini eseguite è emerso che il 20enne aveva costante disponibilità di hashish in panetti, oltre a marijuana, con una fiorente e costante attività di propaganda, in molti infatti, sapevano che per acquistare la droga ci si poteva rivolgere a lui. I militari hanno così raccolto elementi di natura probante relativi alle vendite di circa 900 dosi di hashish, quantificando un guadagno sui 7.000 euro.
Il giudice per le indagini preliminari, accogliendo la richiesta del pubblico ministero, ha quindi disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico. Per il gip ci sarebbe il pericolo di reiterazione del reato. L’ordinanza, che prevede il divieto di incontro e colloquio con persone diverse da quelle conviventi, è stata eseguita ieri dai carabinieri del Norm, domani invece il 20enne comparirà insieme al suo legale, l’avvocato Giorgio Di Tomassi, dinanzi al giudice per l’interrogatorio di garanzia.