FERMO – Si è avvalsa della facoltà di non rispondere la 37enne bulgara Pavilina Mitkova accusata dell’omicidio della figlia di sei anni Jennifer. Questa mattina si è tenuto l’interrogatorio di garanzia al Tribunale di Fermo, davanti al gip Teresina Pepe, per la donna che è accusata del più atroce dei delitti. La difesa ha chiesto anche di nominare la dottoressa Roberta Bruzzone – che si è occupata anche del caso di Pamela Mastropietro – come consulente di parte.
«L’ordinanza le è stata notificata solo venerdì e la donna non ha avuto modo di leggerla in modo approfondito considerando anche la traduzione in bulgaro e la presenza di molti termini medici e scientifici che le devono essere chiariti – ha riferito il legale Emanuele Senesi che assiste la donna insieme al collega Gianmarco Sabbioni -. Oggi, durante l’interrogatorio di garanzia, il giudice e l’interprete le hanno riassunto i punti dell’ordinanza e le accuse a suo carico; la Mitkova si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Come l’ho trovata? Diciamo che è una persona molto taciturna a livello caratteriale ma l’abbiamo trovata bene». I legali hanno chiesto la misura della custodia agli arresti domiciliari per la 37enne; il giudice deciderà entro qualche giorno.
La sera dell’8 gennaio, alle 3 di notte, era stato lanciato l’allarme per un appartamento in fiamme nella centralissima via Circonvallazione Cluentina di Servigliano (Fm). Quella sera la donna, che si trovava da sola in casa con le due bambine, aveva riferito di essere stata svegliata da un forte odore di fumo e, non appena si era accorta dell’incendio, di aver cercato di portare in salvo le due figlie. Dopo essere riuscita a far uscire la figlia minore, la Mitkova aveva riferito di aver provato a entrare nuovamente per salvare anche Jennifer ma di non esserci riuscita a causa di un muro di fiamme che le avrebbe sbarrato la strada.
Due settimane dopo, il 21 gennaio, la donna è stata arrestata con le accuse di incendio doloso e di morte o lesione come conseguenza di altro delitto. Il giorno successivo alla 37enne, comparsa davanti al gip Cesare Marziali, era stato convalidato l’arresto; in quell’occasione la Mitkova si era avvalsa della facoltà di non rispondere ma si era comunque dichiarata innocente. Fino a venerdì 17 luglio quando la perizia autoptica, effettuata dal medico legale Alessia Romanelli, dal tossicologo Rino Froldi e dall’anatomopatologo Marco Valsecchi, ha stabilito che la morte della bambina sarebbe da ricondurre tra le 21 e le 23 del 7 gennaio quindi tre ore prima dello scoppio dell’incendio; la Mitkova è quindi ora accusata di omicidio volontario aggravato dal legame di parentela.
La donna, arrivata questa mattina dal carcere di Pesaro, non ha chiesto notizie della figlia minore (presente la notte dell’incendio) né del marito Ali Kransiqi che quella sera non era in casa. Mitkova ha solo chiesto di poter fare delle videochiamate in carcere dato che ci sono delle problematiche in tal senso nella casa circondariale pesarese.
Nei polmoni della bambina sarebbe stata rinvenuta una sostanza muschiosa e giallognola che, come sostengono i periti della Procura, può presentarsi in due situazioni: o in presenza di un enfisema polmonare o se nei polmoni entra dell’acqua. Da quanto emerge la minore aveva delle patologie lievi che, secondo la tesi della Procura, non avrebbero potuto causare un enfisema polmonare.
Sempre secondo la tesi della Procura la donna quindi, dopo aver ucciso la figlia, avrebbe appiccato l’incendio per nascondere le tracce dell’omicidio e far credere che la morte della minore fosse stata causata dal rogo. La relazione dei vigili del fuoco infatti conferma il fatto che a causare l’incendio sia stata una fuga di gas, provocata da una fiamma che sarebbe stata avvicinata al tubo della cucina che era stato staccato. La 37enne ha delle ferite, sul volto e sulle mani, che secondo gli inquirenti sarebbero riconducibili a una fiammata; la Mitkova ha riferito di essersele procurate quando ha tentato di rientrare in casa per prendere il telefono e chiedere aiuto. Rimane ancora oscuro il movente che avrebbe portato la donna a uccidere la figlia.
Quella sera, il marito della donna, il 41enne kosovaro Ali Krasniqi, non era in casa. Una circostanza confermata anche dalla figlia minore della coppia. La bambina, di quattro anni, sentita con il supporto degli psicologi, ha riferito che intorno alle 19 di quel 7 gennaio era sul divano insieme alla sorella Jennifer a guardare un cartone animato e che il padre era uscito in quel momento. I legali Sabbioni e Senesi, che sottoporranno la perizia autoptica al loro consulente di parte, il dottor Adriano Tagliabracci, hanno chiesto anche la nomina, come consulente della difesa, della dottoressa Roberta Bruzzone che ha seguito anche il caso di Pamela Mastropietro; tra due giorni il giudice deciderà in merito.
La salma della piccola Jennifer rimane ancora a disposizione dell’autorità giudiziaria come stabilito dal pm Francesca Perlini.