Cronaca

Truffe in materia di superbonus: sette arresti tra Tolentino e Falconara. Sequestrati beni per 2,6 milioni di euro

Carabinieri e finanzieri hanno eseguito le misure cautelari disposte dal gip. Al vertice dell'organizzazione ci sarebbe un 31enne albanese. In carcere è finito anche un architetto di Martinsicuro

TOLENTINO – Ristrutturazioni da favola con appalti e computi metrici gonfiati ad hoc per rastrellare quanto più possibile dai benefici statali “ecobonus” e “sismabonus”. Alla fine il gruppo avrebbe ottenuto 4,8 milioni di euro di crediti fittizi, di cui circa la metà era stata monetizzata (oltre 2,6 milioni) e parte dei proventi ottenuti illecitamente erano stati investiti in diamanti, Rolex, auto di lusso e altro, tanto che questa sproporzione tra quanto ostentato e i redditi dichiarati era finita sotto gli occhi anche della Guardia di finanza. Ieri l’attività investigativa condotta sinergicamente tra finanzieri della Tenenza di Camerino e i carabinieri del Nucleo Investigativo di Macerata è arrivata alla conclusione del primo step con l’esecuzione di sette ordinanze di misura cautelare e perquisizioni e sequestri tra Tolentino, Civitanova, Martinsicuro e Falconara Marittima per beni per oltre 2,6 milioni di euro.

In carcere sono finiti un imprenditore 31enne albanese che da anni vive a Tolentino e che è ritenuto essere il capo dell’organizzazione (ieri è stato intercettato all’aeroporto di Ancona mentre tornava con la mamma dall’Albania) e un architetto di 66 anni di Martinsicuro. Agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico sono andati mamma, sorella e moglie del 31enne, un ex commercialista già radiato dall’albo e un consulente del lavoro, tutti di Tolentino. I reati contestati a vario titolo sono l’associazione a delinquere, il trasferimento fraudolento di valori, il riciclaggio e l’autoriciclaggio. «Si è trattata di una operazione rilevante per il territorio», ha commentato oggi in conferenza stampa il procuratore Giovanni Narbone che ha espresso apprezzamento per il lavoro svolto in perfetta sinergia tra carabinieri e finanza.

L’origine dell’operazione denominata “110% plus” nasce da un’indagine dei carabinieri. Nel 2019 i militari del Nucleo investigativo del Reparto operativo provinciale guidato dal tenente colonnello Massimiliano Mengasini avevano avviato un’attività su un presunto episodio di estorsione e minaccia: «Due società edili avevano acquistato all’asta un cantiere a seguito di un fallimento – ha ricordato Mengasini -. Ma all’interno dell’immobile i due imprenditori avevano trovato il 31enne che non era intenzionato ad andare via, per farlo aveva chiesto, ottenendoli, 60.000 euro». Da qui era partita un’attività info-investigativa dei militari anche attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali che dopo qualche tempo si era incrociata con un’indagine della Tenenza di Camerino della Guardia di finanza guidata dal sottotenente Elia Mascolo. I finanzieri, infatti, nel 2021 stavano indagando su presunte truffe in materia di superbonus 110% quando la loro attenzione si è focalizzata su una società di recente costituzione riconducibile a un gruppo familiare di origine albanese ma residente a Tolentino «che evidenziava una notevole sproporzione tra quanto ostentato in termini di disponibilità economiche e patrimoniali e i redditi dichiarati – ha spiegato il comandante provinciale della Gdf Ferdinando Falco –. Li abbiamo attenzionati su un duplice versante, da una parte abbiamo fatto accertamenti patrimoniali dall’altra parte abbiamo avviato un’attività di natura fiscale nei confronti della società della famiglia e di altre due società immobiliari sempre legate allo stesso contesto familiare».

Per gli inquirenti dunque l’organizzazione avvalendosi di proprie società che operavano nell’ambito dell’edilizia e di tre esperti professionisti, un architetto di Martinsicuro (finito in carcere), un ex commercialista e un consulente del lavoro, avrebbe certificato lavori di ristrutturazione, eccedenti il reale valore di quelli effettivamente eseguiti, generalmente aventi ad oggetto il miglioramento energetico e l’adeguamento antisismico, per accedere così ai benefici statali “ecobonus” e “sismabonus”, rientranti nell’agevolazione del “superbonus 110%”, in cui i valori degli appalti e i computi metrici venivano gonfiati “ad hoc”. Le fatture, conseguentemente emesse nei confronti dei committenti dei lavori, risultati spesso ignari, venivano inserite nel portale dell’Agenzia delle Entrate, con i visti di conformità apposti indebitamente da un professionista abilitato, in modo da poter poi cedere i crediti ed ottenerne la monetizzazione.

Ieri sono scattati gli arresti e le perquisizioni disposti dal gip Giovanni Maria Manzoni su richiesta del pubblico ministero Vincenzo Carusi. Finanzieri e carabinieri hanno sequestrato 10 fabbricati, 12 terreni, 4 autovetture, orologi di lusso, oggetti preziosi e di valore, denaro contante e 1 assegno, per circa 30.000 euro, nonché ulteriore materiale utile alle indagini. «L’indagine eseguita in sinergia con la finanza ha permesso di interrompere un’azione criminale che era molto viva e attiva sul territorio», ha commentato il comandante provinciale dei carabinieri Nicola Candido. Un’azione, quella dell’organizzazione, che secondo gli inquirenti era già proiettata al futuro e ai possibili ulteriori guadagni con i fondi del Pnrr. Le indagini intanto proseguono.