JESI – La realtà del teatro per i ragazzi in Vallesina è forte e strutturata grazie al lavoro che da anni sta svolgendo l’Associazione Teatro Giovani Teatro Pirata (Atgtp). La prova, numeri alla mano: rassegna in corso (è la 33esima, ndr) vanta la bellezza di cento spettacoli in sedici comuni della provincia di Ancona.
Una rassegna densa di linguaggi, tecniche e temi, ma soprattutto un’occasione di crescita in luoghi dove si sperimenta la relazione dal vivo, con recite domenicali rivolte ad un pubblico di bambini, ragazzi e famiglie, recite infrasettimanali per istituti scolastici di ogni ordine e grado, proposte formative da affiancare alla visione di alcuni spettacoli inseriti nel programma. Di fatto, la più articolata rassegna di teatro ragazzi nelle Marche.
Il pubblico apprezza, non servono i numeri a dirlo, basta andare ad uno spettacolo qualsiasi e vedere con i propri occhi. Il gruppo è cresciuto e si è dato da fare riuscendo a far breccia nei giovani spettatori. Ne abbiamo parlato con Simone Guerro, co-direttore artistico dell’Atgtp. Numeri da record e sempre in crescita: dalla prima edizione del 1984, quando gli spettatori furono 600, la Stagione ha esteso costantemente il raggio d’azione ed il numero delle presenze, fino ad arrivare nella scorsa edizione a 19.923 spettatori.
Una sfida che sembrava impossibile?
«Siamo una realtà consolidata, ma le sfide non sono finite: abbiamo costantemente bisogno di trovare amministratori che credano nell’impresa culturale dell’intrattenimento e vogliano investire. Abbiamo cominciato a Jesi 33 anni fa, ora i comuni sono 16 complessivamente e gli ultimi arrivati sono Senigallia, Osimo e Corinaldo. La prossima sfida è quella di diventare un Centro di Produzione Teatrale, questo ci permetterebbe di crescere».
Perché il teatro per i ragazzi funziona?
«Proponiamo storie di qualità. Lo stare insieme e raccontare una storia è qualcosa che abbiamo perso, che non ha più quella funzione collettiva che invece a teatro c’è. La cultura per l’infanzia è aumentata, il successo del’Atgtp è il frutto di 33anni di lavoro fatto con amore, professionalità e passione. Andare a teatro si traduce in un’esperienza per tutta la famiglia: lo spettacolo può piacere o no; certo è che le storie sono tutte diverse non sono fatte con lo stampo, i materiali sono poveri. Ecco, questa semplicità fa sì che il bambino torni a casa e racconti quello che ha visto».
Rispetto alla televisione, quali vantaggi ha il teatro?
«Tutte le possibilità espressive del corpo, si ritrova la magia delle piccole cose, quelle che si muovono nel Teatro dei Ragazzi: se in tv un passaggio è fatto da tanti spostamenti, in teatro basta spostate un oggetto e siamo da un’altra parte. Il teatro è artigianale, fa scattare la risata, la riflessione, il commento. Lo spettatore non è piazzato davanti allo spettacolo, lo vive».
Le storie in scena sono attuali, come nascono?
«Nascono prima di tutto delle domande, nasce l’esigenza di sviluppare un tema, nasce una riflessione che porti una crescita e che non sia scontata. È un lavoro di gruppo con gli attori che si documentano e sentono propria la storia. Io sono fortemente convinto dello scopo educativo e rivoluzionario del teatro, come lo intendeva Bertol Brecht. E questa rivoluzione la si può fare solo nel teatro per l’infanzia: l’opinione non è imposta, ma nasce in ognuno, non è solo intratteniment,o ma vuole far riflettere. Bisogna abituarsi a vedere la complessità delle cose, la realtà non va solo interpretata».
Il teatro racconta ai bambini cose complesse in maniera semplice…
«Esatto, ed è più immediato della televisione perché sfrutta archetipi così forti che vengono subito compresi. Penso a produzioni come “L’albero di Pepe”, “Musi lunghi e nervi tesi” che racconta di una popolazione così nervosa da non riuscire a piegare le braccia, “Storia di Ena” che sta riscuotendo molto successo».
Classe 1985, Simone Guerro è laureato in Drammaturgia contemporanea all’Università La Sapienza di Roma. Collabora con la Fondazione Teatro delle Muse di Ancona e la Fondazione Pergolesi Spontini per le quali realizza numerosi progetti teatrali con disabili, detenuti e ragazzi affetti da malattia mentale. Dal 2007 è regista e attore per il Teatro Pirata. Tra gli spettacoli di maggiore successo ci sono: “Voglio la Luna” (2011), finalista al premio Scenario Infanzia 2010 e vincitore dell’Eolo Awards 2013 come miglior progetto educativo del teatro ragazzi italiano, andato in tournée anche in Europa; “Zac colpito al cuore” vincitore Eolo Award 2016 come Migliore novità di teatro di Figura; “Robinson Crusoe, l’avventura” che ha vinto a Padova il 35esimo Festival Nazionale del Teatro per i ragazzi.