Cultura

Al Pergolesi l’opera ritrovata di Spontini “Le Metamorfosi di Pasquale”

La farsa andrà in scena a Jesi sabato 22 settembre, alle ore 22, nel giorno del patrono cittadino, in occasione del XVIII Festival Pergolesi Spontini. Sul podio l’orchestra sinfonica G. Rossini. La regia è di Bepi Morassi, la direzione di Giuseppe Montesano

Un momento delle "Metamorfosi di Pasquale"

JESI – Un’opera di Gaspare Spontini che si credeva perduta farà il suo debutto al Teatro Pergolesi di Jesi sabato 22 settembre, ore 22, per il XVIII Festival Pergolesi Spontini.

“Le metamorfosi di Pasquale o sia Tutto è illusione nel mondo”, è una farsa giocosa per musica in un atto, su libretto del veneziano Giuseppe Maria Foppa, musicata da Gaspare Spontini. Soddisfatto l’assessore alla cultura del Comune di Jesi Luca Butini: «Credo sia importante sottolineare come l’opera ritrovata venga messa in scena al Pergolesi nel giorno del Patrono della città». «Sono diverse le opere di Spontini ancora non conosciute – ha aggiunto il sindaco di Maiolati Umberto Domizioli – Nel 2012 il Teatro di Jesi aveva ospitato una partitura che si riteneva perduta, “La fuga in maschera”».

«Il diciottesimo anno del Festival, i 220 anni del Pergolesi sono “compleanni” importanti che festeggiamo nel migliore dei modi – ha aggiunto Lucia Chiatti per la Fondazione Pergolesi Spontini – Gaspare Spontini è uno dei tesori della Fondazione: quando abbiamo saputo del ritrovamento Federico Agostinelli della commissione dei musicologi si è subito messo al lavoro per curare la revisione critica dell’opera».

Festival Pergolesi Spontini VXIII
Presenti alla conferenza stampa (da sinistra) Laura Pigozzo assistente alla regia, il Maestro Giuseppe Montesano, il direttore artistico Vincenzo De Vivo, l’assessore Luca Butini, il Sindaco Umberto Domizioli e per la Fondazione Lucia Chiatti

“Le metamorfosi di Pasquale” è una nuova produzione della Fondazione Pergolesi Spontini in coproduzione con la Fondazione Teatro La Fenice di Venezia, ed una vera rarità musicale in quanto l’opera era ritenuta perduta e poi, dopo oltre due secoli di oblio, è stata ritrovata due anni fa in Belgio. All’eccezionale ritrovamento di quattro partiture del giovane Spontini nel Castello di Ursel in Hingene ha fatto seguito l’accordo (pluriennale dal 2016 al 2020) tra il Centro Studi per la Musica Fiamminga e della Provincia di Anversa e la Fondazione Pergolesi Spontini. La farsa fu scritta da Spontini nel 1802 per il Teatro di San Moisè a Venezia, lo stesso che vide qualche anno dopo l’esordio dell’altro genio marchigiano, Gioachino Rossini. L’opera si aggiunge all’importante gruppo di partiture del maiolatese, riscoperte, studiate, revisionate, pubblicate e messe in scena dalla Fondazione Pergolesi Spontini: la ritrovata “Fuga in maschera”, “Li puntigli delle donne”, “L’eroismo ridicolo”, “Li finti filosofi”, “Milton”. «In quest’opera troviamo uno Spontini comico – ha evidenziato il direttore artistico del Festival, Vincenzo De Vivo – Affinché funzioni, il genere della farsa veneziana necessità di interpreti validi anche dal punto di vista attoriale oltre che vocale»

Giuseppe Montesano
Giuseppe Montesano

L’opera va in scena con la direzione di Giuseppe Montesano (leggi l’intervista) che torna a Jesi dopo la direzione de “La traviata” nel 2017. Sul podio l’orchestra sinfonica G. Rossini, e con la regia di Bepi Morassi, assistente alla regia Laura Pigozzo, in coproduzione con Fondazione Teatro La Fenice di Venezia. Scene, costumi e luci sono a cura della Scuola di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, in particolare le scene sono di Piero De Francesco, i costumi di Elena Utenti. Nel cast sette giovani e affermati interpreti: Carlo Feola nel ruolo del barone, Michela Antenucci in quello di Costanza, Daniele Adriani nel doppio ruolo di cavaliere e sergente, Carolina Lippo in quello di Lisetta, Antonio Garés sarà il marchese, Davide Bartolucci nel ruolo di Frontino e Baurzhan Anderzhanov in quello di Pasquale.

Nel nuovo allestimento, la farsa di Giuseppe Maria Foppa, futuro librettista anche di Rossini, è ambientata in un cafè chantant: «Sono partito – spiega il regista Bepi Morassi – dalla natura ‘napoletana’ dell’opera, anche se la città non è esplicitamente citata nel libretto, e da qui ho identificato un’ambientazione che mi sembrava convincente. Siamo agli inizi del Novecento, in un periodo di passaggio estremamente vitale non ancora funestato dall’orrore della guerra, caratterizzato dall’avvento dei Café chantant. In questo contesto un po’ liberty e da ‘varietà’ il padre di Costanza, da indefinita figura nobiliare, diviene il proprietario di una specie di Caffè Gambrinus, il celebre locale napoletano fondato nel 1860. E partendo da qui anche gli altri personaggi hanno assunto un’identità sempre più definita, che fa riferimento a quell’epoca: il cavaliere, ad esempio, incarna un po’ la maschera ‘sciupafemmine’ di Fefè».

Sarà presente una delegazione dal Belgio per assistere allo spettacolo, con la proprietaria del manoscritto Duchessa Ursula D’Ursel, la Provincia di Anversa e il Centro Studi per la Musica Fiamminga e della Provincia di Anversa.