MACERATA – Per i cento anni dal Bauhaus, movimento artistico e architettonico fondato dall’architetto Walter Gropius a Weimar nel 1919, l’Università di Macerata in collaborazione con il Liceo Artistico Guido Cantalamessa organizza la mostra “La casa del futuro” a cura di Roberto Cresti, Loris Frenguelli ed Ermenegildo Pannocchia.
L’esposizione, la cui inaugurazione si svolge giovedì 13 giugno alle 17, potrà essere visitata liberamente fino al mese di settembre nell’atrio e nel cortile e nei locali di Palazzo Ugolini in corso Cavour 2 a Macerata fino a tutto il mese di settembre, negli orari di apertura del Dipartimento di Studi Umanistici, dalle 8 alle 19.45. L’iniziativa rientra nella accordo sottoscritto lo scorso dicembre dal rettore Francesco Adornato e dal dirigente scolastico Pierluigi Ansovini, rappresentato da Ermenegildo Pannocchia, per programmi di collaborazione scientifica rivolti alle scuole e alla città.
Saranno allestiti trenta pannelli che raccontano, per immagini e parole, la vicenda del Bauhaus in Germania, dal 1919 al 1933. Al centro del cortile verrà installato anche un cubo bianco di legno, frutto dell’attività laboratoriale del Liceo, che supporterà immagini e passi di scritti di Walter Gropius, Mies van der Rohe e Hannws Meyer, i tre direttori del Bauhaus.
«Questa mostra didattica – spiega il professore Cresti – vuol essere un invito allo studio della storia e dell’arte del XX secolo e del secolo in corso. Il Bauhaus segna un decisivo punto di riforma dell’estetica e dell’arte contemporanee. I linguaggi delle prime Avanguardie storiche – Espressionismo, Cubismo, Futurismo e Astrattismo – trovano in esso una congiunzione coi problemi sociali posti dalle rivoluzioni industriali del Sette-Ottocento e si dimostrano una fonte di invenzioni formali, capaci di corrispondere alle esigenze della società di massa dopo la prima guerra mondiale. Il suo declino fu segnato dalla ascesa al potere del Nazismo, che ne impose la chiusura nel 1933. Il carattere cosmopolita del Bauhaus era, infatti, in contrasto col nazionalismo populista di dittature che usavano il culto della «tradizione» come fonte di legittimazione del loro potere».