Cultura

“Assaporai il piacere della battaglia coi miei pari”, un viaggio inedito nel mondo di Lucio Battisti

Il sesto romanzo di Fulvio Greganti che intreccia il mito di Lucio Battisti con storie di sogno, realtà e rinascita, offre uno spaccato affascinante sul mondo della musica, del giornalismo e della pubblicità. Lo abbiamo intervistato

SENIGALLIA – Quando si parla di Lucio Battisti, è inevitabile pensare al genio musicale che ha rivoluzionato la canzone italiana, al ragazzo di Poggio Bustone che ha scritto pagine indimenticabili della nostra cultura. Ma cosa accade quando la leggenda incontra la narrativa? Fulvio Greganti, con il suo nuovo libro “Assaporai il piacere della battaglia coi miei pari. L’ultimo disco di Lucio Battisti” (Elsa Edizioni), ci offre uno sguardo nuovo e sorprendente su una figura già ampiamente celebrata. Un intreccio di storie reali e immaginate che promette di affascinare i fan di Battisti e gli amanti della letteratura.

Il libro, introdotto dalla penna autorevole di Massimo Bello e da Mirco Zomparelli, presidente dell’associazione culturale Bond Italia, è molto più di una semplice biografia. Greganti esplora aneddoti nascosti, racconti inediti e suggestioni filosofiche, immergendo il lettore in un viaggio che oscilla tra realtà e finzione. Tra le citazioni più affascinanti, troviamo riferimenti alla sezione aurea, al numero di Fidia, e persino al “Re del Mondo” di René Guénon. Un mix che, come ci spiega l’autore, vuole “riflettere la complessità dell’animo di Battisti, spesso sottovalutata dalla critica tradizionale.

Il libro sembra affrontare il rapporto tra il sogno e la realtà. Pensa che sia possibile conciliare questi due mondi, o viviamo costantemente in conflitto tra essi?
«Spessissimo nel sogno si depositano verità sepolte e poi non esiste un uomo diurno alle prese con le azioni quotidiane e l’uomo notturno che subisce il suo inconscio. Nel caso specifico, Lucio Battisti aveva immaginato le baie della Cornovaglia già negli anni ‘80 prima di esserci stato fisicamente. Una sorta di luogo mitico, quasi una patria di elezione.»

Le citazioni filosofiche e letterarie sono molto presenti, come porte che si aprono su altre realtà. Schopenhauer, Tolstoj, Guénon, o persino l‘Adagio di Albinoni. Quale messaggio voleva trasmettere con questi riferimenti?
«Le citazioni che io utilizzo sono di solito di autori che ho studiato approfonditamente, non è un gusto o un vezzo fine a se stesso. Se vogliamo invece riferirci sempre a Lucio Battisti, negli ultimi anni di vita sembra effettivamente sia stato visto comprare, nella Libreria Moderna di Rimini, libri di René Guénon e di Ludwig Wittgenstein, particolarmente sorprendente per un autore cosiddetto “leggero”.»

Quanto pensa che il concetto di delusione e rinascita, esplorato attraverso Battisti e Sigismondo, possa essere applicabile alla vita di ognuno di noi?
«Le discese e le risalite, come amo definirle, si trovano nella vita di tutti i giorni, anche più volte al giorno. Il mistero del mondo, come ho scritto da qualche parte in questo romanzo, è la sua comprensibilità e il bene e il male, le due forze che regolano tutto, sono difficilissime da afferrare. Anzi, spesso il male sta ‘sotto mentite spoglie’.»

Alla fine, il libro sembra suggerire che il destino sia già scritto o che sia una nostra costruzione?
«Nessuna antitesi, abbiamo un libero arbitrio, che non è la razionalità strumentale comunemente intesa ma il retto agire, che ci permette di realizzare, sul nostro metro, una personalità spendibile. Alla fine e solo alla fine, ciò che deve accadere, accadrà.»

Oltre alla figura di Battisti, possiamo dire che il libro offre uno spaccato sul mondo del giornalismo e della pubblicità, temi che riflettono in parte la vita dello stesso Greganti?
«Non ho mai desiderato scrivere, per correttezza, di situazioni sconosciute oppure lontane da me oppure ancora trovate scritte su Wikipedia o fonti social. Il mondo del giornalismo e della pubblicità mi hanno sempre affascinato e continueranno ad affascinarmi. Possiamo cambiare cavallo o bastone ma non la nostra essenza, come diceva Krishnamurti.»

Con una scrittura densa di simbolismi e una narrazione avvincente, “Assaporai il piacere della battaglia coi miei pari” si candida a diventare un classico contemporaneo per chiunque voglia immergersi nel mondo della musica, dei sogni e delle grandi domande esistenziali.