ARCEVIA – Ha attraversato i secoli e continua a creare dibattito, l’eterno conflitto tra opere d’arte e censura è approdato con tutta la sua forza ad Arcevia, dove è in corso il Festival internazionale dedicato alle arti contemporanee Ar[t]cevia 2018. Dai murales alle opere di artisti che rischiano la vita per rivendicare la propria libertà dinanzi ad un regime totalitario, passando per i programmi televisivi fino alla satira, il rapporto tra censura e libertà culturale tiene banco dopo la rimozione dell’opera “Madonna d’Artcevia” dell’artista Alt, originario della Vallesina (leggi l’articolo).
Sebbene nel paese sembra che la rimozione dell’opera abbia quietato molti animi, c’è chi apre una interessante riflessione: «Libertà culturale e censura, arte e morale, espressione artistica e sensibilità personali. Secoli
di dibattito attorno a questi temi non possono di certo essere ridotti a poche righe. Un dato storico, però, è chiaro e semplice da riassumere: porre dei limiti alla creatività artistica è sempre stato un esercizio nullo, proprio come tentare di arginare il mare con un cancello o recintare l’universo – scrive Mattia Tisba, ex consigliere comunale – Detto ciò, sulla vicenda della rimozione si possono fare alcune considerazioni. Innanzitutto, il fatto che l’opera in questione potesse urtare la sensibilità di qualcuno era espressamente scritto, e il visitatore aveva tutta la libertà di scegliere se sottoporsi o meno a tale rischio. Tra l’altro, l’opera era collocata all’interno di una stanza riservata e disposta in modo tale da non poter essere vista semplicemente per sbaglio. Tutto ciò a sottolineare il tentativo equilibrato e di buon senso fatto da chi ha curato la mostra, col fine di rispettare le sensibilità personali e, al tempo stesso, garantire la libertà d’espressione dell’artista».
In seguito alle segnalazioni di alcuni frequentatori dell’esposizione, l’opera è stata rimossa: «La realizzazione di Alt – continua Tisba – è un’opera d’arte, e in quanto tale pone il fruitore di fronte ad alcune problematiche, invitandolo a pensare, a ragionare, a prendere posizione: sulla blasfemia, sulla bestemmia, sulla Chiesa, sulla gerarchia clericale, sulla sacralità, sulla questione di genere nella religione, sulla religione stessa. Scegliere di rimuovere un’opera d’arte significa dunque recidere uno stimolo pensante, uccidere un dubbio nascente. E se c’è da scegliere tra un pensiero che nasce e una sensibilità lesa, è inevitabile preferire il primo. Ma la cosa che più colpisce è la superficialità con cui si parla di sensibilità, di valori, di valori cristiani. Chi da complice, chi da spettatore, assistiamo quotidianamente alla epocale tragedia dei morti nel Mediterraneo, eppure non sembra che la sensibilità ne sia molto turbata. I cadaveri dei re magi su un’autostrada di pomodori, le vesti galleggianti delle madonne annegate, i corpicini dei piccoli cristi a faccia in giù nella sabbia: tutti presepi visti e rivisti, che tuttavia, stando alle reazioni, non agitano affatto le nostre coscienze».
L’opera censurata mostra una madonna ortodossa immersa nell’oro, che non tiene un bambino tra le braccia ma un bottino. A coprire l’immagine sono alcuni fogli originali, promesse di salvezza eterna sotto pagamento, richieste di denaro per avere salva l’anima. Forte e deciso il messaggio legato alla figura della madonna, una donna non-donna, senza femminilità. «Ci sono opere pregevoli in mostra ad Ar[t]cevia che provano a scuotere gli animi, a sollecitare una riflessione sulla tragedia dei morti nel Mediterraneo, a turbare la sensibilità dell’osservatore, a suscitare empatia – continua Tisba – Quello che turba è l’opera di Alt. Viene da pensare, allora, che ad essere lesa da quell’opera sia una sensibilità deviata, una insensibilità, e che la sensibilità umana stia scomparendo. Ma se scompare la sensibilità, se scompare la pietà umana, scompare insieme ad esse anche la Madonna, che, pertanto, non ha più bisogno di sensibili difensori. Mi auguro che l’opera venga rimessa al suo posto, il prima possibile. Non è ridicolo quel cancello (l’opera è stata recintata anche per mezzo di un cancello, ndr) in mezzo al mare dell’estate arceviese?».