La storia dell’esploratore britannico Percy Fawcett, tenace ricercatore dell’antica città perduta di “Z”, arriva al cinema. James Gray, il regista statunitense dei film I padroni della notte e C’era una volta a New York, ce la racconta in Civiltà perduta, dal 22 giugno nelle sale italiane. Un omaggio allo spirito d’esplorazione e a un tormentato avventuriero spinto fino all’orlo dell’ossessione.
È realizzato con tanta buona volontà, ma porta addosso il macigno della mancanza di sintesi e dell’essenzialità. Un più attento e selettivo lavoro di montaggio, taglia qua e taglia là, avrebbe fatto più giustizia alla figura di Percy Fawcett. E non avrebbe fatto scalpitare lo spettatore nella poltroncina, rendendo noiosetta la grande avventura di un sognatore ambizioso.
Civiltà perduta latita in grinta e contemporaneità.
Protagonista l’attore britannico Charlie Hunnam, ormai lanciatissimo: lo abbiamo appena visto come novello Re Artù nel film di Guy Ritchie King Arthur – Il potere della spada.
Nel 1905 il maggiore Percy Fawcett (Hunnam) staziona con la Royal Garrison Artillery a Cork, in Irlanda, con sua moglie, Nina (Sienna Miller), e loro figlio Jack. Poco dopo la Royal Geographical Society di Londra lo recluta per mappare territori inesplorati in Brasile, Perù e Bolivia, per conciliare alcune controversie di confine tra i paesi limitrofi.
Nel 1908 in Amazzonia traccia il Rio Verde fino alla sua sorgente. Da questo momento inizia a raccogliere indizi, come ceramiche e artefatti, che gli fanno supporre che l’Amazzonia fosse stata una volta la casa di un’antica civiltà, che egli chiama “Z”. Crede che si tratti dello splendente regno di El Dorado ed è sicuro di poter fare una delle scoperte più importanti della storia.
Nel 1911-1912 Fawcett conduce un’altra spedizione attraverso l’Amazzonia. È accompagnato da Henry Costin (Robert Pattinson), da un biologo e da un esploratore polare di nome James Murray (Angus Macfadyen). Fawcett e Murray si scontrano tra loro sempre più spesso. Murray diventa così ammalato e debole che minaccia la sicurezza dell’intero gruppo.
Con lo scoppio della prima guerra mondiale, Fawcett viene spedito al fronte occidentale, dove combatte nella battaglia della Somme e vede perire migliaia di suoi connazionali.
Spentisi i cannoni, non si spegne in Fawcett l’ossessione di trovare “Z” e riparte nel 1925 insieme al figlio maggiore ventiduenne Jack. Partono da Rio de Janeiro per iniziare il loro viaggio nella giungla brasiliana. Il 29 maggio 1925, dal profondo nella giungla, Fawcett scrive la sua ultima lettera a casa, dicendo a Nina: “Non devi avere paura dei fallimenti“. Poi lui e suo figlio scompaiono.
Le scene dell’Amazzonia sono state girate nella foresta pluviale colombiana e in pellicola da 35 mm, scelta che si è rivelata impegnativa nel bel mezzo della giungla. “Le location così lontane hanno richiesto di far volare la pellicola girata per migliaia di chilometri per essere rielaborata e montata, il che significava che non vedevamo il girato quotidiano fino a una settimana dopo”, spiega Gray. “Eppure, alla fine credo che l’autenticità di quei luoghi ne abbia fatto valere la pena”.
Ma ci tocca contraddire il generoso Gray: in Civiltà perduta manca anche quel respiro di immensità, pericolo e meraviglia che può avere la foresta amazzonica. Le riprese non ne esaltano la sua ricchezza verde.
Ecco il trailer di Civiltà perduta:
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