Un patrimonio sommerso che emerge sulla rete. Milioni e milioni di risorse digitali – immagini di manoscritti, autografi, periodici, libri a stampa antichi e moderni, fotografie, partiture, schede di catalogo, inventari- consultabili in rete gratuitamente e liberamente, messi a disposizione h24 della comunità scientifica, degli studenti, dei comuni utenti interessati a conoscere e a studiare lo sterminato patrimonio posseduto e conservato presso le biblioteche e prestigiose istituzioni culturali italiane.
È la forza, ed il fascino, del portale “Internet Culturale. Cataloghi e collezioni digitali delle biblioteche italiane”, curato e diretto dall’Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane, ovvero il portale italiano di accesso al patrimonio delle biblioteche italiane.
Tra i tesori di pubblico accesso in Internet Culturale, sono i preziosi documenti musicali del fondo “Gaspare Spontini”, meglio noto come “Fondo Robert” e conservato presso la Biblioteca Comunale Planettiana di Jesi. L’intero fondo è stato catalogato e digitalizzato grazie ad un progetto del Comune di Jesi e della Fondazione Pergolesi Spontini; il percorso, intrapreso nel 2012 e coordinato dal musicologo Alessandro Lattanzi, si è concluso lo scorso anno ed ha richiesto un intenso lavoro di équipe in collaborazione tra storici e musicologi esperti nel primo Ottocento, per gettare piena luce sulla vita e la produzione artistica di Gaspare Spontini.
Il fondo che dal 1889 è custodito presso la Biblioteca Planettiana fu donato al Municipio di Jesi da Carl Robert, erede di una famiglia legata a Spontini da rapporti d’intima amicizia e autore, egli stesso, di una delle prime biografie del musicista (Gasparo Luigi Pacifico Spontini. Eine biographische Skizze, Berlino 1883). La donazione consiste in manoscritti musicali e materiale documentario di varia natura risalente al soggiorno berlinese di Spontini (1820-1842), quando il compositore fu chiamato alla corte di Federico Guglielmo III di Prussia, con l’incarico di Generalmusikdirektor dell’Opera della Corte Reale.
Il materiale musicale comprende manoscritti autografi o parzialmente autografi, ma in massima parte è opera di copisti afferenti alla Königliche Kapelle di Berlino, alle dirette dipendenze di Spontini; notevoli le redazioni manoscritte di libretti d’opera, fittamente postillati dal compositore. Nel corso della catalogazione è stato possibile accertare l’esatta provenienza dei frammenti sparsi e identificare gli autori delle opere anonime finora attribuite a Spontini. Nel fondo, successivamente al trasferimento a Jesi, confluirono anche manoscritti di origine diversa, databili fra l’ultimo quarto del XIX secolo ed i primi decenni del XX. Il materiale documentario comprende lettere di Spontini, carte relative all’amministrazione della Königliche Oper di Berlino – l’odierna Staatsoper – tra il 1819 e il 1845 circa e recensioni teatrali tratte da periodici parigini e berlinesi.
Il corpus dei fascicoli relativi alle attività teatrali di Spontini è ben cospicuo: comprende sia documenti di carattere prettamente amministrativo (ad esempio le liste degli incassi e delle spese, degli orchestrali e dei coristi del Teatro Reale di Berlino) sia di carattere più propriamente artistico (ad esempio la scenografia e le decorazioni per il Fernand Cortez). Importante anche un fascicolo contenente annotazioni che risalgono al periodo parigino di Spontini, con particolare riferimento all’attività del maestro nell’ambito del Teatro Odéon; così come importante è il carteggio con Constanze Mozart in relazione alla pubblicazione della biografia che Georg N. von Nissen redasse di Wolfgang Amadeus Mozart (l’unica ufficialmente autorizzata dalla moglie).
Benché non afferenti alla donazione Robert, sono state incluse nel progetto di digitalizzazione rare edizioni ottocentesche, opere di compositori legati a Spontini da rapporti personali ed artistici, come Cesare Castelbarco Visconti e Giovanni Paggi, ed altro materiale di particolare pregio o rarità, come la partitura autografa dell’opera Donna Aurora di Francesco Morlacchi (1821) e l’unica copia esistente della cantata All’armi franche, “fatta per la Città di Jesi”, di Niccolò Zingarelli (1798).