Cultura

Gino De Dominicis, l’utopia e gli altri: i maestri dell’arte contemporanea in mostra ad Ascoli

Al Forte Malatesta in esposizione le opere del maestro anconetano e di altri artisti del Novecento, nell'ambito del Premio Marche. Monografia dedicata anche a Cecco d'Ascoli

ASCOLI PICENO – Aperta al Forte Malatesta di Ascoli Piceno la mostra d’arte Il tempo, lo sbaglio, lo spazio: Gino De Dominicis, nell’ambito del Premio Marche. Curata da Andrea Bruciati, l’esposizione vuole essere un omaggio al grande artista anconetano – morto a Roma nel ‘98 a 51 anni – che indaga il suo sguardo utopico sulla realtà, la sua ironia dissacrante, il suo gusto per il paradosso, la sfida alle leggi della fisica e l’immortalità del gesto.
Le sue opere riflettono da un lato le inquietudini e gli smarrimenti dell’arte italiana postbellica dall’altra possono essere considerate come isole che affiorano al visibile di una realtà incompiuta, come spiega il curatore dell’evento: ≪Esse sono dimostrazione della pienezza inesausta dell’attesa, dell’intenzione di ciò che è realmente possibile. De Dominicis è mosso da un’agognata risoluzione, dettata da quella frattura postromantica di cui l’arte contemporanea, fra la fine degli anni Sessanta e gli inizi del decennio successivo, rappresenta la risultante.».

Paola Pivi, Giraffe

Di questo cambiamento di rotta l’artista anconetano è interprete fondamentale, diventando un caso storiografico che solo recentemente ha mostrato le sue reali influenze: protagonisti come Emilio Villa e il suo recupero del primordiale, così come Giorgio de Chirico, Lucio Fontana, il giovane Piero Manzoni o i poco più che coetanei Giulio Paolini, Emilio Prini, Vincenzo Agnetti, Mario Schifano riflettono da un lato il suo vitale opportunismo, dall’altro la coerenza di un essere sempre e comunque anti-sistema.

C’è un’opera poi che più di ogni altra rivela i processi creativi dell’artista, dall’ idiosincrasia allo humour nero, da cui prende le mosse il titolo e il concept della mostra del Premio Marche: è Il tempo, lo sbaglio, lo spazio che De Dominicis presentò per la prima volta nel 1970 in occasione di una sua personale alla Galleria L’Attico a cura di Maurizio Calvesi. Uno scheletro umano giace a terra in posizione supina e indossa pattini a rotelle, al suo fianco lo scheletro di un cane di piccola taglia che si potrebbe definire come opera fondante per l’artista dove annota pensieri sulla vanità umana, la sua stoltezza e infine la morte.

 Quest’opera è stata oggetto di varie dissertazioni filosofiche sulla vanità e la vulnerabilità umana ma i percorsi interpretativi devono rendere conto anche della forma che si sposa con il contenuto, per renderla intellegibile. Si connota quindi come centro focale per ristabilire i rapporti come quelli evidenziati in mostra che giustappongono le opere del maestro marchigiano a quelle di protagonisti della storia dell’arte quali Giorgio de Chirico, Scipione, Lucio Fontana ad artisti dalla sensibilità poverista come Vincenzo Agnetti, Marisa Merz, Pino Pascali, Adriano Altamira, Emilio Prini, Alighiero Boetti, Michele Zaza ad altri emersi nella corrente transavanguardista quali Francesco Clemente, Sandro Chia, Enzo Cucchi, Mimmo Paladino insieme a lavori di artisti contemporanei come Maurizio Cattelan, Stefania Galegati, Maurizio Mercuri, Paola Pivi ed altri.

Diego Perrone, I pensatori di buchi

Alla mostra principale sarà affiancata un’esposizione a carattere monografico curata da Stefano Papetti, sempre al Forte Malatesta, dedicata a Cecco d’Ascoli, poeta contemporaneo di Dante, medico, insegnante, filosofo e astrologo astronomo, autore della nota raccolta di sonetti L’Acerba – Acerba etas. Ispirandosi alla sua figura e alla sua opera, importanti artisti contemporanei sono stati invitati ad illustrarne la celebrazione e il tema con un’opera realizzata per l’occasione. Tra questi Valerio Adami, Paolo Annibali, Roberto Barni, Tullio Pericoli, Franco Piruca, Stefano Tonti, Valeriano Trubbiani ed altri.

L’esposizione rimarrà aperta fino al marzo 2022.

© riproduzione riservata