ANCONA- Istituita nel 2012 dall’Assemblea generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, il 20 marzo si celebra la Giornata internazionale della felicità e quest’anno come non mai, tutti ne abbiamo davvero un gran bisogno.
A causa dell’emergenza Coronavirus dobbiamo restare a casa e la situazione che stiamo vivendo, con l’improvviso cambiamento delle nostre abitudini, non è certamente facile. Ma, come ci insegnano gli antichi filosi, la felicità non è avere sempre il sorriso stampato sulle labbra. La felicità si costruisce, è qualcosa di duraturo.
La professoressa Arianna Fermani, docente di Storia della filosofia antica all’Università di Macerata, spiega come essere felici al tempo del Coronavirus. Tra i numerosi libri scritti, le sue ultime due pubblicazioni approfondiscono questo stato d’animo: “Aristotele e l’infinità del male. Patimenti, vizi e debolezze degli esseri umani” e “Vita felice umana. In dialogo con Platone e Aristotele”.
Professoressa Fermani, il pensiero degli antichi filosofi sulla felicità è ancora oggi attuale. Quali insegnamenti possiamo trarre per affrontare questo momento difficile?
«Platone e Aristotele dicono che la felicità non è un fatto momentaneo, non è essere sempre con il sorriso. È qualcosa che si costruisce, qualcosa di duraturo. Come un capolavoro. Richiede impegno, saggezza ed esercizio. Non è un sentimento ma un atteggiamento positivo e propositivo».
Come fare quindi per essere felici al tempo del Coronavirus?
«Anche nei momenti difficili possiamo essere felici mettendoci in gioco, superando la paura. La felicità non è questione di fortuna ma di riuscire con saggezza a giocare bene le carte che si hanno a disposizione. Per farlo è necessario amministrare le passioni. Aristotele ci insegna che la paura è un páthos, cioè una passione e in quanto tale non dipende da noi. Possiamo però gestirla con saggezza, calcolando, provandola nel modo appropriato, senza eccedere. Il Coronavirus ci tocca da vicino e in maniera imprevista per questo dobbiamo amministrare bene la paura all’interno della nostra vita. Il coraggioso – pensiamo ad esempio ai medici che lavorano senza sosta in corsia – ha paura ma la vive bene. È proiettato in maniera positiva al futuro. Opera in vista del bello in quanto, superata questa situazione drammatica, ci sarà altro di buono. In questo momento dobbiamo prendere atto che la vita non è facile ma può tornare bella, c’è speranza. Basta guardare fuori dalla finestra per accorgersi che la primavera sta arrivando e quindi, anche noi torneremo a fiorire».
Quindi quali consigli si sente di dare per essere felici nonostante si debba rimanere in casa?
«Dobbiamo recuperare il concetto di crisi, parola che in greco significa separare – come indica la metafora di origine agraria – la parte buona e cattiva del raccolto. Si deve quindi cogliere il positivo nel negativo, guardare le cose da una prospettiva diversa. Questo è il momento opportuno per farlo. In questi giorni da trascorre in casa possiamo rallentare, ritrovare ritmi più “umani” senza la solita frenesia quotidiana. Possiamo recuperare i rapporti con i familiari con i quali capita di passare poco tempo per motivi di lavoro. Si può leggere, fare un viaggio dentro di noi, prendersi cura di noi, dedicarsi ai propri interessi».