Presentato in concorso alla scorsa Mostra del cinema di Venezia, dove ha vinto il premio Osella per la migliore sceneggiatura, Jackie è il ritratto di una donna emblematica e allo stesso tempo enigmatica, Jacqueline Kennedy. Ma è anche una riflessione sulla fede, la storia, il mito e la perdita. Dal 23 febbraio nelle sale italiane con Lucky Red, ha la firma di Pablo Larraín, regista cileno tanto apprezzato a livello internazionale, già autore di opere potenti e anche disturbanti come Tony Manero, Post Mortem e Il club. Dopo Neruda, cesella un altro biopic, questa volta però osando il primo film in lingua inglese e scegliendo di rappresentare una celebrità a lui meno nota e più distante, a stelle e strisce.
La interpreta Natalie Portman, candidata all’Oscar, che evoca grazia, fragilità, smarrimento, forza, ambizione. Larraín cerca il lato più intimo e contraddittorio di Jacqueline Kennedy. Tutti conosciamo la storia dell’assassinio di John F. Kennedy. Ma cosa succede se spostiamo la nostra attenzione su di lei? Come saranno stati i giorni successivi per lei, annegata nel dolore, i figli lontani, gli occhi di tutto il mondo puntati addosso?
Jacqueline Kennedy aveva solo 34 anni quando suo marito venne eletto presidente degli Stati Uniti. Elegante, piena di stile ed imperscrutabile, divenne immediatamente un’icona in tutto il mondo, una delle donne più famose di tutti i tempi. Il suo gusto nella moda, negli arredi e nelle arti divenne per molti un modello da imitare. Poi, il 22 novembre 1963, durante un viaggio a Dallas per la sua campagna elettorale, John F. Kennedy venne assassinato e l’abito rosa di Jackie si macchiò di sangue. Quando Jackie salì sull’Air Force One per tornare a Washington, il suo mondo – così come la sua fede – erano andati in pezzi. Sotto choc e sconvolta dal dolore, nel corso della settimana successiva fu costretta ad affrontare momenti che non avrebbe mai immaginato di dover vivere: consolare i suoi due bambini, lasciare la casa che aveva restaurato con grande fatica e pianificare le esequie di suo marito. Jackie capì subito però che quei sette giorni sarebbero stati decisivi nel definire non solo l’immagine e l’eredità storica di John F. Kennedy, ma anche come lei stessa sarebbe stata ricordata.
Jackie è un affresco talvolta un po’ gelido ma elegante, con momenti di grandezza. Ci mostra l’ex First Lady nel suo lato pubblico e in quello privato, sottolineando la profonda diversità tra le due Jackie. “Guardando i vari filmati e ascoltando gli audio, abbiamo notato come Jackie fosse diversissima tra pubblico e privato“, ha raccontato Natalie Portman. “La sua voce era di qualità diversa, cambiava il tono. Fa parte del conflitto che si vive quando sai che la gente ti vede come un simbolo”.
Di Jackie intuiamo anche i lati più oscuri e superficiali, la paura che il popolo la dimentichi, l’attaccamento alla Casa Bianca come simbolo di potere, l’incubo della povertà. “Credo che Jackie fosse estremamente misteriosa”, sostiene Larraín. “È uno dei personaggi più sconosciuti tra i personaggi conosciuti””.