JESI – Su il sipario per la 55esima Stagione Lirica di Tradizione, curata dalla Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi per la direzione artistica di Cristian Carrara. Il cartellone, al via dal 21 ottobre al 18 dicembre, è contraddistinto dal ritorno di titoli del grande repertorio (assenti da due anni a causa del Covid per via della necessità dei distanziamenti sul palcoscenico).
Straordinario il debutto, nel segno della tradizione ma anche dell’innovazione. In scena il 21 ottobre alle 21 “Il Trovatore” di Giuseppe Verdi (anteprima giovani oggi pomeriggio, replica domenica alle 16, ndr.), dramma in quattro parti di Salvatore Cammarano, per la regia di Deda Cristina Colonna. Francesco Rosa dirige la FORM, Orchestra Filarmonica Marchigiana, scene e costumi di Domenico Franchi. Il coro è il Bellini, diretto dal maestro Riccardo Serenelli. Il cartellone (12 recite per quattro titoli) prosegue con “I Capuleti e i Montecchi” di Bellini il 4 e 6 novembre (anteprima giovani il 3 novembre), la prima assoluta di “Delitto all’isola delle capre” di Marco Taralli dal dramma di Ugo Betti in scena il 25 e 27 novembre (anteprima il 23 novembre) per concludere a dicembre in grande stile con “Tosca” di Puccini il 16 e 18 dicembre (anteprima il 15 dicembre).
Dopo i saluti del sindaco Lorenzo Fiordelmondo (presidente della Fondazione Pergolesi Spontini) e dell’assessore alla Cultura Luca Brecciaroli il quale ha sottolineato l’importanza del coinvolgimento dei giovani nella vita teatrale con il progetto “Musicadentro 22”, spazio alla lettura dell’opera di debutto con Lucia Chiatti, direttore generale della Fondazione Pergolesi Spontini: «questa produzione sancisce l’avvio della Stagione che ha il sapore della tradizione e dell’innovazione. Tradizione, con orchestra e coro che tornano nella loro posizione e quindi con il piacere di apprezzare tutte le componenti del teatro. Questa è una nostra produzione, motivo di grande orgoglio. Poter ragionare in squadra e metterci in rete ci permette un respiro più ampio. Produzione costruita con dovizia di particolari, il “Trovatore” è molto conosciuto e avremmo potuto produrlo a occhi chiusi, invece non sono stati tralasciati particolari. Inoltre, l’allestimento è di grande impatto. L’impressione che si ha è di una efficacia delle scene e della resa dell’allestimento, che sfrutta al meglio lo spazio in relazione alle masse e agli artisti di scena. Miriam Montemarani cura l’allestimento floreale con un mazzo di fiori che parlano di teatralità e linguaggi».
«Un’opera che si fa fatica a mettere in scena – spiega il maestro Francesco Rosa che dirige la FORM Orchestra Filarmonica Marchigiana – soprattutto per la vocalità dei personaggi. Noi siamo riusciti a trovare un cast eccezionale che coniuga la capacità vocale a un ottimo timbro. L’opera, che fa parte della trilogia popolare di Verdi, è quella che meglio delle altre ne sottolinea il bel canto, con un grande gusto della fase cantata. Trovatore è il trionfo del bel canto. E’ un’opera crepusolare, notturna, intima, lunare. Questo trovatore che canta sotto alla luna mi ispira, e posso contare su un cast di cantanti validissimi». Entusiasta di questa sua prima esperienza a Jesi, al teatro Pergolesi, il maestro Rosa che aveva già lavorato a Macerata («ho diretto un bel cast di giovani per “Carmen” a Macerata quindici anni fa»). Debutto anche per la regista Deda Cristina Colonna che si sofferma sul «respiro corto e i pochi finanziamenti per il teatro italiano – dice – l’arte si insinua tra le maglie di un lavoro artigianale. L’opera è come la pizza, ha bisogno dei suoi tempi per la lievitazione: io arrivo alla fine di queste due settimane di lavoro con sentimenti di grande gratitudine verso la Fondazione e le sue maestranze dirette da Benito Leonori che ringrazio. Sono arrivata al mio primo Verdi con entusiasmo. Sono stata sostenuta da un cast di artisti dimostrati autenticamente interessati a quello che avevo da dire. Un personaggio che matura nell’opera è Leonora, amata da due uomini molto diversi tra loro. La povera Leonora sceglie il suicidio per salvare Manrico, ma anche per salvare se stessa da un mondo dove non c’è un posto per lei. Azucena, che in spagnolo significa giglio, ha una personalità delicata e introspettiva». «Mi interessa che lo spettatore percepisca il mood che sottende le scenografie, i costumi realizzati attraverso lo studio iconografico di tutti i movimenti dei personaggi del 400 per creare una dinamica del sentimento – spiega Domenico Franchi che cura scenografia e costumi – ringrazio le maestranze per aver materializzato in poco tempo e con poche risorse il miracolo di questa opera».
Il Cast internazionale: Leonora è Marily Santoro, Manrico il Trovatore è il tenore Gaston Rivero, il Conte di Luna è il baritono Jorge Nelson Martinez Gonzàles, Azucena è il mezzosoprano Carmen Topciu, Ferrando il basso Carlo Malinverno, Ruiz è il tenore Francesco Marsiglia, Ines il soprano Brigida Garda; Gianni Paci interpreta un vecchio zingaro e Alessandro Pucci un messo. Si tratta di una nuova produzione che vede impegnata la Fondazione Pergolesi Spontini insieme a Teatro sociale di Rovigo, teatro comunale “Mario Del Monaco” di Treviso, Fondazione Teatro Coccia di Novara.