JESI – Ieri sera Jesi ha accolto il giornalista Andrea Cionci in Piazza delle Monnighette per la presentazione del suo controverso libro, il bestseller Codice Ratzinger (2022, edizioni ByoBlu), oltre 20.000 copie vendute e circa 190 conferenze in tutta Italia, riconoscimenti come il Premio Internazionale Cartagine 2023 e il Premio Mameli 2023 per la Saggistica, assegnato dall’Ente Nazionale Attività Culturali.
L’evento, organizzato dall’Hemingway Café di Davide Zanotti, primo in cartellone della rassegna Humanitas, ha attirato un pubblico variegato di curiosi e appassionati, oltre 100 persone desiderose di approfondire le teorie del giornalista e scrittore riguardo alle implicazioni della rinuncia di Papa Benedetto XVI e la conseguente ascesa di Papa Francesco.
Nel Codice Ratzinger Cionci sostiene che la figura del “papa emerito” non sia giuridicamente valida e che Ratzinger non abbia effettivamente abdicato, suggerendo una serie di interpretazioni criptiche delle sue dichiarazioni ufficiali. L’autore propone l’idea di un “papato allargato” e critica la legittimità del pontificato di Francesco, sollevando questioni profonde sulla governance della Chiesa Cattolica.
Andrea Cionci, può descrivere il suo processo di ricerca per questo libro? Quali fonti e metodi ha utilizzato per raccogliere e verificare le informazioni presentate?
«La mia ricerca è durata 4 anni, si è svolta in 900 articoli, 880 podcast, 130 conferenze, in un libro di 340 pagine venduto in 20.000 copie, tradotto in 5 lingue e vincitore di 2 premi giornalistici. L’inchiesta si è avvalsa di fonti pubbliche e ufficiali: documenti, libri, interviste, dichiarazioni alla portata di tutti e facilmente verificabili. Riporto in modo quasi maniacale i documenti con immagini e link per stroncare sul nascere qualsiasi tipo di contestazione. Non scrivo se non di cose documentate o frutto di un ragionamento di logica stringente. Potrete trovare una sintesi efficace nei tre brevi video su www.codiceratzinger.eu e sul mio canale Youtube».
Ha collaborato con esperti di diritto canonico o teologi durante la stesura del libro?
«Sì naturalmente, ma non solo: anche latinisti, storici della Chiesa, giuristi, liturgisti, filosofi, etc. Un pool di esperti di primo livello e di persone di altissimo valore morale, intellettuale e umano. In una massa di vili e di opportunisti, questi professionisti sono stati gli unici a dire la verità, mettendoci la firma».
Quali crede siano le implicazioni per i fedeli comuni delle sue conclusioni sul Codice Ratzinger? Come dovrebbero reagire i cattolici alle sue osservazioni?
«Di fatto questo è solo uno dei 40 antipapati che si sono succeduti nella storia della Chiesa. L’abdicazione di un papa è un fatto raro e ad alto rischio di pressioni ricevute, tanto che il vecchio principio della canonistica è: papa dubius, papa nullus. Basterebbero appena un paio di dichiarazioni di Benedetto XVI per far saltare sulla sedia qualsiasi normo-cattolico: per esempio, quando dice “ho mantenuto la veste bianca perché non avevo altri abiti disponibili”, oppure “sono il primo papa a essersi dimesso dopo mille anni” (con l’ultimo papa abdicatario del 1415). I cattolici dovrebbero rivoltarsi in massa e pretendere dai cardinali autentici, di nomina pre 2013, che facciano rispettare i diritti della Sede apostolica, come sancito dall’art. 3 della costituzione Universi Dominici Gregis. Peraltro, per chi sa che Bergoglio non è il papa, cosa per la quale non occorre alcuna dichiarazione ecclesiastica (art. 76 Universi Dominici Gregis), i sacramenti una cum papa Francisco sono sicuramente illeciti, in quanto celebrati in unione con uno che non è il papa».
Negli ultimi anni, Papa Francesco ha scomunicato diversi vescovi, preti e suore. Come interpreta queste azioni alla luce della sua teoria sul Codice Ratzinger e sul “papato allargato”?
«Tutte le sue scomuniche sono nulle e invalide perché lui non è il papa. Il canone 335 ci ricorda che in sede impedita e in sede vacante sono sospese tutte le attività di governo. Notevole come la “misericordia” di Bergoglio si abbatta implacabile soprattutto con gli ecclesiastici che mettono in discussione la sua legittimità, come i sacerdoti del Sodalizio Mariano di don Minutella».
Dopo la presentazione dello scorso anno e l’affisione del poster, il vescovo di Jesi ha parlato di blasfemia e dello “zampino del demonio”.
«Blasfemia? E per quale motivo? La validità dell’elezione di un papa non è affatto un dogma, tanto che la Universi Dominici Gregis parla continuamente di “valida rinuncia del Pontefice e di “valida elezione”. Ne segue ovviamente che ci può essere anche una non valida rinuncia e una non valida elezione. Il vescovo risponda nel merito, piuttosto: Benedetto XVI ha rinunciato a norma del can. 332.2 come imposto dall’art. 77 della U.D.G.?».
Quali conseguenze a lungo termine vede per la Chiesa in seguito a queste scomuniche? Potrebbero portare a un ritorno alle catacombe, come suggerisce in una delle sue teorie?
«Già nel ’69 Ratzinger parlava di una chiesa che sarebbe tornata nelle catacombe. E infatti ci siamo. In ottica di fede, per il dogma dell’indefettibilità della Chiesa (essa resisterà fino alla fine dei tempi) la situazione si dovrebbe risolvere entro poco più di un decennio, prima che decadano gli ultimi tre cardinali autentici per eleggere un vero papa. In ottica laica, la Chiesa potrebbe finire».