JESI – «Cinquanta giorni, sessanta eventi. Una mostra cantiere, che si arricchisce dei contributi di chi vuole partecipare e che dai progetti iniziale si è già allargata su due piani 2mila metri quadrati. E che alla fine, il 20 maggio, digitalizzeremo e doneremo alla città. Un aspetto importante: noi non abbiamo chiamato nessuno ma abbiamo accolto tutti». Andrea Cardinaletti, presidente della Fondazione Gabriele Cardinaletti, la svela e rivela così la mostra evento “Jesi e il ‘900 verso il 2050 – Le farfalle arriveranno!” che, aperta lo scorso 1 aprile, terrà banco fino al 19 maggio prossimo nell’ampia sede ex Banca Marche di Corso Matteotti.
L’appuntamento riprende e amplia quello che fu l’evento del 2010, riproponendo le figure e le storie che hanno costruito il vissuto di Jesi nell’arco del ‘900 e guardando avanti. «Abbiamo chiesto la partecipazione attiva di ragazzi e ragazze delle scuole, dei giovani. Per sapere in che direzione si sta andando, per chiedere loro le loro idee sulla Jesi del 2050. E anche se non capivamo a volte quello che ci hanno risposto, abbiamo comunque detto loro di andare avanti» dice Cardinaletti nell’introdurre gli ospiti che, nelle sale di Corso Matteotti, sono arrivati a salutare il via dell’evento: ci sono il sindaco di Jesi Lorenzo Fiordelmondo, il presidente di Confindustria Ancona Pierluigi Bocchini, il presidente di Interporto Marche Massimo Stronati, Maurizio Paradisi, presidente di Uni-Co Marche e Alberto Mazzoni, presidente Food Brand Marche.
“Jesi e il ‘900 verso il 2050 – Le farfalle arriveranno!” ha già visto, il 3 aprile, l’inaugurazione ufficiale con la partecipazione dei bambini delle scuole primarie tra Comune e sede della mostra e poi, a Palazzo dei Convegni, il collegamento con Nicolò Govoni, fondatore dell’associazione Still I Rise e scrittore di romanzi. Dalle imprese allo sport, dalla cultura al sociale, della grande e drammatica storia a cavallo tra guerra e ricostruzione, la mostra di Corso Matteotti ritaglia tanti spazi di riflessioni e ospitalità che vedranno, nelle prossime settimane, presenziare anche i grandi nomi soci della Fondazione Cardinaletti. «Una Fondazione – ne ricorda il presidente – che ha come campo d’azione lo sport e l’inclusività in particolare dei giovani. E questo torneremo a fare dopo la conclusione della mostra».
Secondo il sindaco Fiordelmondo: «Qui si mette a disposizione della città uno spazio, che è importante per più di un motivo: perché racconta un tempo, raccogliendo ciò che è stato ma proiettandolo al futuro; per la dinamicità di una costruzione in divenire; perché uno spazio determina un luogo di incontri di persone e di idee. Il Comune stesso sarà qui presente per incontrare la città, con una partecipazione attiva». Bocchini evidenzia la coincidenza anche con le celebrazioni per gli 80 anni di Confindustria Ancona: «Il primo degli appuntamenti si terrà qui a Jesi, da jesino ho voluto questo omaggio alla città, e al Pergolesi parleremo del rapporto tra mondo del credito e imprese. Questo è uno spazio altamente simbolico: qui c’era non una banca ma “la banca”, la banca di Jesi. Segno e emblema di una economia e di un territorio che cambiano. Non è detto che la manifattura continui a essere, da qui al 2050, il driver principale come sino ad oggi, con l’avanzare dei servizi e della digitalizzazione. Ma cambiare non è necessariamente un male, purché si sia aperti nell’affrontarlo. Da jesino, entrare in questa mostra è sentirsi a casa». Stronati ricorda: «La figura straordinaria di Gabriele Cardinaletti, disabile in anni in cui la disabilità viveva una situazione ben diversa da oggi: il suo corpo poteva muoversi poco ma la sua testa spaziava dappertutto». E poi, il territorio. «Far capire ciò che Jesi è stato per mostrare ciò che può continuare a essere. Per questo – dice Stronati – ha valore un evento di questo genere. Sapete cosa è stato fatto, per un rilancio del territorio, con l’operazione Amazon e come Interporto si sia messa in gioco per una nuova identità che ridia forza e rimetta al centro l’idea per cui quella struttura era stata pensata tanti anni fa».
Per Paradisi: «Non tutto è scritto, tante evoluzioni possibili. Da qui le prospettive per una città che ha bisogno di ritrovare un ruolo da protagonista». Mazzoni mette Jesi «al centro, capitale delle Marche del cibo e del vino. Qui nel 1968 il primo disciplinare del Verdicchio dei Castelli di Jesi, qui le strutture per la valorizzazione di un patrimonio di 3mila imprese agricole e 34 prodotti certificati».