Mel Gibson è tornato. Già alla Mostra del cinema di Venezia, dove La battaglia di Hacksaw Ridge era stato presentato fuori concorso, si era capito che il nuovo film del regista e attore americano aveva potenzialità per fare strada. E per far breccia nelle attenzioni dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences. Ha infatti raccolto sei nomination agli Oscar, tra cui le candidature prestigiose a miglior film, migliore regia, migliore attore protagonista con Andrew Garfield.
Dal 2 dicembre nelle sale italiane con Eagle Pictures, La battaglia di Hacksaw Ridge è basato sulla vita di Desmond T. Doss, primo obiettore di coscienza ad aver ricevuto la medaglia d’Onore del Congresso degli Stati Uniti per aver salvato decine di soldati durante la battaglia di Okinawa.
Mel Gibson torna a tematiche a lui care: imprese eroiche e fede, dove fede è religione, sì, ma anche credere fermamente in qualcosa e mantenersi coerente coi propri ideali, al di là di tutto e di tutti. Si addentra in principi etici pacifisti e religiosi, ripetuti a gran voce e con ostinazione: talvolta sfociano in retorica, per fortuna però non danneggiando la scorrevolezza della narrazione. I momenti più riusciti sono le scene di guerra, appassionanti e potenti, che si lasciano andare a sangue e budella sparse a profusione.
Garfield, che dopo Silence di Scorsese continua a sfornare prestazioni mature e ricche di intensità: è così vitale, così vorace di vita, così gracile e fortissimo nei panni di Desmond Doss, eroe di guerra americano che… non ha mai tenuto un’arma in mano. Primo obiettore di coscienza insignito della Medal of Honor, ha partecipato alla seconda Guerra mondiale come soccorritore. Credente avventista, si è arruolato come volontario e pacifista, per servire la sua patria. Ha rifiutato di prendere in mano un fucile, nell’addestramento come in battaglia, rischiando la Corte marziale e la vita. Ma alla fine son ben 75 i feriti che ha salvato in maniera valorosa e stoica nell’inferno di Okinawa, in terra giapponese.
«Quando ho sentito la storia di Desmond Doss sono rimasto stupito dalla portata del suo sacrificio», ha detto Gibson. «Era un uomo che, nel modo più puro, disinteressato, e quasi inconsapevole, aveva più volte rischiato la propria vita per salvare la vita dei suoi fratelli. Desmond era un uomo del tutto ordinario che ha fatto cose straordinarie».
Desmond Doss è morto il 23 marzo 2006 all’età di 86 anni.
A lui vanno ancora le parole di Gibson: «L’umiltà che ha mantenuto nell’affrontare il suo eroismo è un testamento al coraggio di un uomo. In realtà, a Desmond è stato chiesto per anni il permesso di adattare la sua storia in un film, e lui ha ripetutamente rifiutato, insistendo sul fatto che i ‘veri eroi’ erano quelli sul campo. In un panorama cinematografico invaso da immaginari di ‘supereroi’, ho pensato che fosse il momento di celebrarne uno vero».