La torre nera è la versione cinematografica dell’omonima saga di romanzi firmata da Stephen King, al cinema dal 10 agosto distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia. Diretta e co-scritta dal danese Nikolaj Arcel, l’Orso d’argento per la migliore sceneggiatura al Festival di Berlino 2012 per Royal Affair, è un intrattenimento estivo godibile, senza grandi pretese e presto dimenticabile. Con un buon cast: il giovane Tom Taylor, Matthew McConaughey, Idris Elba.
Difficile se non impossibile ridurre in un film di 95 minuti il racconto epico, costituito da otto romanzi, dell’eterna battaglia fra bene e male, con in gioco il destino di più mondi. Molte domande restano non risposte, molte stranezze non spiegate.
Rimane la voglia di mettersi a leggere uno dei libri de La torre nera per capire e sapere di più di questi mondi retti dalla torre: che fosse questo il piano di King?
La trama
Nella New York contemporanea un ragazzo di nome Jake (Tom Taylor) è tormentato da strani sogni e visioni che sembrano così reali e che traduce in disegni con cui tappezza le pareti della camera. Emarginato per le sue stravaganze, è costretto dalla mamma (Katheryn Winnick) ad andare da uno psicologo. Tra le immagini che più lo tormentano, ci sono quelle di un uomo in nero, una torre nera e un pistolero, oltre a molta gente morta. Tramite una delle sue raffigurazioni giunge in una casa abbandonata in cui trova uno strano dispositivo che lo catapulta in un universo parallelo. I suoi incubi non erano per niente invenzioni della mente ma presagi della realtà: il pistolero Roland Deschain (Idris Elba) esiste davvero ed è condannato a un’eterna battaglia contro Walter O’Dim, conosciuto come l’uomo in nero (Matthew McConaughey), per impedire il crollo della Torre nera, che tiene insieme l’universo. La posta in gioco è il destino del mondo: il bene e il male si scontreranno in una battaglia estrema e solo Roland potrà difendere la Torre dall’uomo in nero.
Condensare otto libri di Stephen King in un unico film si trasforma in un’operazione effimera, destinata a riempire qualche serata estiva per gli irriducibili del cinema. Destinato soprattutto ai più giovani, La torre nera ricorda il recente e più riuscito fantasy drammatico Sette minuti dopo la mezzanotte di Juan Antonio Bayona.
Le location
Parte de La torre nera è stato girato in esterni in Sudafrica, luogo ricco di paesaggi unici e foreste maestose usate per la dimensione alternativa. Nell’arido deserto di Karoo e sulla catena montuosa di Cedarburg sono stati costruiti i set dell’ universo parallelo del Medio-Mondo.
Stephen King racconta La torre nera
“Ho iniziato a scrivere La Torre nera quando avevo 22 anni, subito dopo terminati gli studi al college, perciò si può dire che mi ci è voluta una carriera intera”, racconta King. Nel corso del tempo, dice, mentre i libri e le storie si accumulavano, “ho iniziato a rendermi conto di avere in mente tutti i personaggi relativi al Medio-Mondo, il mondo de La torre nera. È divenuto il fulcro del mio universo immaginario, personaggi che apparivano in altri libri li vediamo ne La torre nera e viceversa”.
“L’uomo in nero fuggì nel deserto e il pistolero lo seguì”; Con queste parole, Stephen King diede inizio a un intero universo.
Circa le sue influenze, King spiega: “Ho subito molto l’influenza de Il Signore degli Anelli, nonostante non vada pazzo per elfi, orchi ed alberi che camminano, mi è piaciuto molto quello che ha scritto Tolkien. All’incirca nello stesso periodo, ho visto il film Il Buono, il Brutto e il Cattivo e l’uomo senza nome di Clint Eastwood mi ha dato ispirazione. Poi c’è stata anche una poesia di Robert Browning chiamata Childe Roland alla Torre Nera giunse che ho usato per dare il via a questo fantasy epico. Ho scritto il verso ‘L’uomo in nero fuggì nel deserto e il pistolero lo seguì’ ma non sapevo dove vivesse, cosa fosse il Medio-Mondo o che relazione avesse con il nostro mondo o altro”.
Nikolaj Arcel e la passione per Stephen King
Una curiosità sul regista danese Nikolaj Arcel? È stato Stephen King a spingerlo a imparare l’inglese: “Quando avevo circa 13 anni, quasi nessun racconto di Stephen King veniva tradotto in danese. Mi sono innamorato dei pochi libri che ho letto nella mia lingua, anche a quell’età. Poi ho iniziato a comprare i suoi romanzi in lingua originale, ma per leggerli ho dovuto imparare da solo l’inglese. Stephen King mi ha insegnato l’inglese”.