“Immaginate Cime tempestose diretto da Alfred Hitchcock e avrete un’idea dello straordinario film di William Oldroyd”. Le parole di Eric Kohn su Indiewire sono un’invitante premessa e non vengono tradite dalla visione di Lady Macbeth, l’esordio cinematografico del regista teatrale britannico William Oldroyd.
Dal 15 giugno nelle sale italiane con Teodora Film, Lady Macbeth, è un dramma potente e misterioso, retto dal carisma pericoloso della giovane Florence Pugh, dalle forme rotonde e rassicuranti e lo sguardo di sfida. Le inquadrature degli interni ottocenteschi sono quadri ricercati e quasi immobili, che si rompono in moto con camera a spalla quando la ragazza rompe le righe, libera nei paesaggi campestri.
Pur spostando l’azione nella campagna inglese dell’Ottocento, il film si ispira al romanzo breve di Nikolaj Leskov Lady Macbeth del Distretto di Mcensk, che Šostakovič nel 1934 trasformò in una celebre opera. Leskov si ispira ovviamente al personaggio della moglie di Macbeth dell’omonimo dramma di William Shakespeare, pur discostandosene.
Nell’Inghilterra del 1865 la diciassettenne Katherine (Pug) è costretta a un matrimonio senza amore con un uomo più grande. Soffocata dalle rigide norme sociali dell’epoca, inizia una relazione clandestina con un giovane stalliere (Cosmo Jarvis) alle dipendenze del marito, ma l’ossessione amorosa la spingerà in una spirale di violenza dalle conseguenze sconvolgenti.
Applaudito all’ultimo Torino Film Festival e applaudito dalla critica, Lady Macbeth unisce rigore e sensualità, suspense e riflessione morale.
“Nella letteratura dell’Ottocento”, afferma Oldroyd, “donne come Katherine di solito soffrono in silenzio, nascondono i loro sentimenti o si tolgono la vita. Ma in questa vicenda abbiamo una giovane protagonista che combatte per la sua indipendenza e decide il proprio destino, anche attraverso la violenza”.
Lady Macbeth esce dai canoni rigidi e all’odor di naftalina dei film in costume, cava sangue fresco da materiali antichi, esplorando con stile e sottigliezza anche temi contemporanei come la questione razziale.
L’idea di partenza del film appartiene alla sceneggiatrice, Alice Birch, che dopo aver letto il racconto di Nikolaj Leskov, scritto in Russia nel 1865, ha pensato che alcuni temi chiave – la sottomissione delle donne nella società, la vita nelle comunità rurali, una relazione illecita e passionale – sarebbero stati perfetti per un adattamento cinematografico. Il racconto originale è celebre anche per essere già stato adattato da Šostakovič per un’opera del 1934, bandita poi da Stalin. Appena Birch ha raccontato la storia del film al regista William Oldroyd, questo ne è rimasto profondamente colpito.
Il copione del film segue abbastanza fedelmente il racconto, ma presenta anche delle componenti originali, come per esempio il personaggio della domestica nera, Anna, e ha un finale diverso (nel testo di Leskov la protagonista viene smascherata e punita per i suoi crimini).
Il trailer del film Lady Macbeth:
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