SASSOFERRATO – Le abbondanti nevicate ne avevano impedito lo svolgimento della rappresentazione lo scorso 17 gennaio, ma ora, finalmente, L’avaro entra in scena a Sassoferrato. Al Teatro del Sentino l’appuntamento, martedì 28 febbraio, alle 21, sarà, dunque, con un classico della commedia, uno dei capolavori del grande commediografo francese Molière: L’avaro, appunto.
C’è grande attesa in città per questo spettacolo, adattato e diretto dal celebre regista, drammaturgo e sceneggiatore Ugo Chiti, che ha quale protagonista centrale un artista di primo piano nel panorama teatrale e cinematografico nazionale, Alessandro Benvenuti, nella parte di Arpagone. Nel cast, accanto al grande e poliedrico artista toscano, otto eccellenti attori della Compagnia Arca Azzurra di San Casciano in Val di Pesa (Fi): Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Paolo Ciotti, Gabriele Giaffreda e Desirée Noferini.
Amaro e irresistibilmente comico, un’opera di bruciante modernità, “L’avaro” molieriano riesce a essere un classico immortale e, nello stesso tempo, a raccontarci il presente senza bisogno di trasposizioni o forzate interpretazioni. Con questo lavoro Chiti riprende il ricco filone di riscritture di classici per Arca Azzurra che ha visto messe in scena di grande impatto e di straordinario successo a partire dai due testi tratti dal Decameron di Boccaccio, fino alla Clizia Machiavelliana, e ai testi su l’Amleto e la Genesi, lavori che costituiscono vere e proprie punte di diamante nella storia della compagnia. Chiti innesta le vicende dei grandi classici nel linguaggio, forte, crudo, e a volte comicissimo che gli è proprio e che diventa tutt’uno con le sue regie, scavando al fondo delle psicologie dei personaggi anche grazie alla assoluta corrispondenza dell’uso che fa della parola teatrale con il procedere delle sue messe in scena, del suo lavoro con gli attori. E anche nel caso di questo Avaro, anche grazie all’apporto del “primattore” Benvenuti, pur seguendo con grandissimo rispetto la vicenda, i tempi e la lettera del grande classico, il testo della riscrittura si plasma e si radica nel corpo degli attori della compagnia che del lavoro, con il loro dramaturg, fanno ancora la principale e la più intensa delle loro esperienze.
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