Cultura

Le cose che verranno-L’avenir, Isabelle Huppert eroina dolente

Mia Hansen-Løve ordisce un film riflessivo e impregnato di filosofia, tra citazioni di Rousseau e Pascal

Immagine del film "Le cose che verranno" (Foto: Satine Film)

Tra citazioni del Contratto sociale di Rousseau e dei Pensieri di Pascal, si muove il film riflessivo e dolente Le cose che verranno – L’avenir della giovane e apprezzata regista francese Mia Hansen-Løve, dal 13 aprile al cinema con Satine Film. Protagonista assoluta, dopo il torbido Elle (uno dei film più belli del 2017), ancora lei, Isabelle Huppert. Questa volta però è perno di un racconto meno riuscito e di una sceneggiatura che, pur puntando al realismo pensoso della vita, manca di ritmo e incisività.

La Huppert interpreta Nathalie, insegnante di filosofia in un liceo di Parigi. Per lei la filosofia non è solo un lavoro, ma un vero e proprio stile di vita. Un tempo fervente sostenitrice di idee rivoluzionarie, ha convertito l’idealismo giovanile “nell’ambizione più modesta di insegnare ai giovani a pensare con le proprie teste” e non esita a proporre ai suoi studenti testi filosofici che stimolino il confronto e la discussione. Sposata, due figli, e una madre fragile (Édith Scob) che ha bisogno di continue attenzioni,  Nathalie divide le sue giornate tra la famiglia e la sua dedizione al pensiero filosofico, in un contesto di apparente e rassicurante serenità. Ma un giorno, improvvisamente, il suo mondo viene completamente stravolto: suo marito (André Marcon) le confessa di volerla lasciare per un’altra donna e Nathalie si ritrova, suo malgrado, a confrontarsi con un’inaspettata libertà. Con il pragmatismo che la contraddistingue, la complicità intellettuale di un ex studente (Roman Kolinka) e  la compagnia di un gatto nero di nome Pandora, Nathalie deve ora reinventarsi una nuova vita.

Mia Hansen-Løve, una delle promesse migliori del cinema francese già autrice de Il padre dei miei figli (2009) e Un amore di gioventù (2011), ha vinto l’Orso d’argento per il miglior regista al Festival di Berlino per Le cose che verranno.

Ritraendo una donna che insegna e ama il suo lavoro inoltrandosi frequentemente in considerazioni filosofiche, la regista trentaseienne esplora un tema poco utilizzato nel cinema, quello del pensiero.

“Il destino di Nathalie e la sua forza di fronte alla rottura sono indissociabili dal suo rapporto con le idee, il loro insegnamento e la loro trasmissione. Non potevo avvicinarmi a ciò in modo aneddotico”, spiega Mia Hansen-Løve. “Ciò che ha reso ancora più forte il mio desiderio di filmare una professoressa di filosofia che è assorbita dal suo lavoro è la mancanza di libertà del cinema nel rappresentare gli intellettuali o i processi contraddittori del pensiero. Ci sono pochi film dove apprendiamo quali giornali leggono i personaggi, a quali idee sono legati, i dibattiti politici che li animano”.

La Nathalie di Isabelle Huppert è un’eroina a cui vengono inferti tanti colpi, ma non è sconfitta. La Hansen-Løve non cerca per lei svolte consolatorie. Con l’asciuttezza senza fronzoli che ha la vita vera, la inquadra nella sua solitudine fiera rivolta all’ineluttabilità del tempo. Nella scena finale Nathalie canta una ninna nanna: una canzone d’amore che accoglie il presente che assorbe tutto, rivolta forse a un nuovo amore che un domani verrà.

Da YouTube ecco il trailer di Le cose che verranno – L’avenir:

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