Dal 13 dicembre al cinema, Lontano da qui è un dramma psicologico sui generis, delicato e affascinante, capace di andare a scavare in posti inconsueti. Parla del desiderio irrealizzato di essere un poeta, del talento, della mediocrità, dello sforzo di vedere il mondo in modo diverso: parla della ricerca della bellezza in luoghi insoliti.
Secondo lungometraggio di Sara Colangelo, scrittrice e regista italoamericana che vive a New York, è un adattamento di Haganenet, acclamato film israeliano di Nadav Lapid. È stato presentato in anteprima mondiale al Sundance Film Festival del 2018, dove ha ottenuto il premio alla migliore regia. Nel cast Maggie Gyllenhaal nel ruolo della protagonista, tra gli attori anche Gael Garcia Bernal, Michael Chernus, Rosa Salazar, Anna Baryshnikov, Ajay Naidu e il dolcissimo Parker Sevak, cinque anni e per la prima volta sullo schermo.
Gyllenhaal interpreta Lisa, una maestra d’asilo di Staten Island che frequenta un corso di poesia, sua grande passione, che a poco a poco la sta allontanando dal marito e dai figli. È frustrata dalla mediocrità che vede attorno a sé, anche e soprattutto addosso ai suoi figli, presi da smartphone e classici passatempi dei giovani di oggi. Finché non rimane incantata dal talento innato di un suo giovane allievo di 5 anni, Jimmy (Sevak), capace di comporre con incredibile disinvoltura le poesie che lei ha sempre sognato di scrivere. E che colpiscono anche il maestro di poesia (Bernal) del corso che frequenta. Lisa decide di coltivare il talento del bambino, trascurato dalla famiglia, e di proteggerlo dall’indifferenza della società, spingendosi però oltre i limiti della sua professione.
“Fra un paio d’anni sarai un’ombra come me. Il mondo ti cancella. Sarai un’ombra come me”, è il triste pronostico che Lisa fa al piccolo Jimmy.
“Il film è stato un progetto emozionante per me perché, principalmente, è la storia di una donna”, dice Colangelo. “Mi ha dato l’opportunità di approfondire l’affascinante psicologia di Lisa… per esplorare i meccanismi interiori, le buone intenzioni che prendono una strada sbagliata e il desiderio della donna di arricchire intellettualmente la propria vita”. E ancora: “Infine, è stata un’occasione unica per discutere del ruolo, se ne esiste uno, della poesia nella moderna vita americana. C’è ancora spazio per la bellezza, per il significato e l’espressione umana nell’attuale Amministrazione e in un mondo di smartphone, videogiochi, pistole e lontane guerre d’oltreoceano? È una questione vitale e per cui vale la pena discutere con il pubblico americano”.