MACERATA – Confermato il Macerata Opera Festival che, nonostante l’emergenza coronavirus, non rinuncia quest’anno agli spettacoli estivi all’Arena Sferisterio di Macerata. Spettacoli ripensati ovviamente, seguendo il distanziamento imposto dalle norme anti-contagio e di cui saranno resi noti i dettagli nei prossimi giorni.
Ieri il consiglio d’amministrazione dell’Associazione Arena Sferisterio ha deciso che si andrà in scena sabato 18 luglio con il Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart firmato dal regista Davide Livermore mentre le repliche ci saranno venerdì 24 luglio, domenica 2 agosto e sabato 8 agosto.
«In questo tempo di crisi sociale, economica e sanitaria causata dalla pandemia, – ha detto il presidente dell’Associazione Arena Sferisterio Romano Carancini – abbiamo comunque sempre e ostinatamente creduto che portare in scena la stagione 2020 del Macerata Opera Festival avrebbe costituito una dimostrazione di resilienza e un simbolo di speranza. Il CdA dello Sferisterio ha deciso di mantenere, seppur con alcune rivisitazioni, una programmazione musicale perché la volontà politica e amministrativa, verificati i presupposti tecnici, è quella di non deludere le aspettative della città e di non interrompere la sua tradizione di spettacolo più prestigiosa. Non sarà possibile mettere in scena tutto quello che era stato annunciato prima della pandemia, ma sono convinto che anche nella nuova proposta non manchino elementi di curiosità, attrattiva e rilevante valenza culturale. Disporre dello Sferisterio ci permette di essere fra i pochi, in Italia, a poter fare una stagione festivaliera, garantendo un’offerta di qualità sia ai cittadini sia a chi intende mantenere le prenotazioni per l’estate, sostenendo il turismo. Questo privilegio implica anche una forte spinta all’economia cittadina e una garanzia di impiego per tutti i lavoratori coinvolti nel sistema dei nostri spettacoli. Ora che #biancocoraggio del Macerata Opera Festival 2020 è realtà, intraprendiamo insieme questo itinerario inedito, sperimentale e affascinante».
«In queste settimane di emergenza sanitaria – ha sottolineato il vicepresidente Antonio Pettinari – non è mai mancata la ferma volontà di organizzare il cartellone. Pur nelle evidenti difficoltà di ogni genere, sia dal punto di vista organizzativo che gestionale e artistico, i due soci dell’Associazione (Provincia e Comune) unitamente al CdA confermano i capisaldi del Macerata Opera Festival: spettacoli di qualità e conti in ordine, con bilancio in pareggio. Quindi da una parte si è lavorato al superamento delle difficoltà legate alle misure di contenimento del contagio e dall’altra a una proposta culturale che, seppur ridimensionata, come ogni anno porta sul nostro territorio appassionati, amanti della lirica, turisti, sia italiani, sia stranieri. Diamo così un forte segnale di ripresa per la nostra provincia, terra già in sofferenza per i sismi del 2016, e offriamo una risposta opportuna e utile, in un momento delicato per tutta la comunità. È indubbio che il festival rappresenti un aiuto diretto per la città, per le sue attività, per le maestranze che ci lavorano e per la promozione dell’intero territorio provinciale e regionale. Sono questi i pilastri culturali, economici, sociali che hanno caratterizzato in particolare gli ultimi nove anni, e che oggi rilanciamo con rinnovato vigore contro l’incertezza del futuro».
Gli altri due titoli originariamente previsti per quest’anno – la nuova produzione di Tosca di Giacomo Puccini affidata alla regista Valentina Carrasco e Il Trovatore di Giuseppe Verdi nella edizione di repertorio firmata da Francisco Negrin – avranno una diversa collocazione: Tosca verrà riprogrammata per l’estate 2022 mentre Il Trovatore sarà proposto per due serate in forma di concerto.
«La parola chiave in questi mesi è stata “fiducia” – sottolinea il sovrintendente Luciano Messi – che insieme al “coraggio” che caratterizza il tema 2020, ci ha permesso anche nei momenti più difficili di mantenere fermo il nostro obiettivo: realizzare il miglior festival possibile avendo come linee guida tre elementi insostituibili. La salute e la sicurezza di pubblico, artisti e maestranze, la sostenibilità e congruità economica dell’investimento e la qualità tecnico-artistica del prodotto. Desidero ringraziare tutti coloro che in queste settimane ci sono stati vicini con pazienza e grande spirito di collaborazione, spinti dal desiderio comune di realizzare un festival 2020 all’altezza della nostra storia e delle aspettative del pubblico».
La scelta di Don Giovanni deriva proprio dalla convergenza su questo titolo di alcuni fattori determinanti in questo preciso momento storico: innanzitutto la necessità, connaturata al repertorio, di un organico strumentale e vocale meno numeroso; poi l’allestimento di uno spettacolo coprodotto (e in questo caso già pronto, ma ancora non presentato nella versione ripensata appositamente per lo Sferisterio) anziché una nuova produzione, elemento che rischiava di comportare ritardi nella realizzazione e conseguenti problemi economici. Quindi uno spettacolo adatto agli spazi dello Sferisterio e comunque rimodulabile secondo le attuali esigenze e con un ampio margine di innovazione tecnologica che permetta ancora una volta al festival di presentare un progetto registico attuale.
«Niente scene ma un articolato e tecnologico sistema di proiezioni, ripensate rispetto al debutto della produzione alle Chorégies d’Orange per renderle più adatte all’immensa parete di fondo dello Sferisterio e per valorizzarla, per la prima volta, nella sua interezza – sottolinea la direttrice artistica Barbara Minghetti –. Questa la caratteristica principale che posso anticipare dello spettacolo di Davide Livermore, regista italiano che ha firmato le più recenti inaugurazioni scaligere e che siamo orgogliosi di avere in cartellone. La sua sarà una regia impegnata nella lettura in chiave sociale della trama creata da Mozart e Da Ponte: sulla scena, alcuni veicoli-simbolo come taxi gialli e carrozze si muoveranno conducendoci attraverso una storia senza tempo in cui Leporello (metafora dell’uomo che lavora) e il Commendatore (metafora della malavita) fanno da contraltare a un Don Giovanni come sempre disinvolto e sicuro di sé».