Dramma famigliare e personale intenso e logorante, che scava nei territori emotivi più profondi, Manchester by the sea arriva al cinema il 16 febbraio. È candidato a sei premi Oscar, tutti importanti: miglior film, migliore regia, migliore sceneggiatura originale, migliore attore protagonista per Casey Affleck, migliore attore non protagonista per il giovane Lucas Hedges e miglior attrice non protagonista per la bravissima Michelle Williams, che compare poco ma quando c’è illumina e strugge. Affleck junior, con una performance solida ma un po’ monocorde, vincendo un Academy Award potrebbe finalmente togliersi di dosso l’ombra del fratello più grande e celebre Ben.
Dirige lo statunitense Kenneth Lonergan, che torna dopo i problemi legali legati alla post-produzione di Margaret (2011).
Manchester by the sea racconta la storia dei Chandler, una famiglia di modesti lavoratori del Massachusetts. Dopo la morte improvvisa del fratello maggiore Joe (Kyle Chandler), Lee (Affleck) viene nominato tutore legale del nipote sedicenne (Hedges). Lee è ancora tormentato dal proprio tragico passato, che lo ha allontanato dalla moglie Randi (Williams) e dalla comunità in cui è nato e cresciuto. Dovrà affrontare i suoi penosi fantasmi e cercare di essere un uomo nuovo per dare a suo nipote la solidità affettiva che reclama.
Solo pian piano lo sviluppo narrativo svela la tragedia che ha tenuto Lee lontano dalla sua città natale e l’ha reso una persona inafferrabile e solitaria. Solo pian piano capiamo tutta la sua sofferenza e il senso di colpa che annienta e lo esclude da una nuova vita e da un nuovo futuro.
La costruzione vibra di un realismo pungente, che non cerca svolte di ritmo e melodrammatiche, rischiando perciò di diventare quasi fastidioso. La tristezza in cui il protagonista sprofonda è totalizzante e avvolgente, quasi irritante. Consiglio spassionato: usciti dal cinema contornarsi di persone vitali e sorridenti.