Cultura

Venerdì Santo, le processioni più antiche delle Marche fra tradizione e folklore

Fede, tradizione e folklore si uniscono nelle cerimonie che rievocano il dolore della Passione di Cristo in occasione delle festività pasquali

Gesù porta la Croce La Turba
Gesù porta la Croce La Turba

ANCONA – Cantiano, Osimo, Porto Recanati e Monte San Pietrangeli. Si tengono in queste cittadine le rappresentazioni sacre del Venerdì Santo, che quest’anno cade il 7 aprile, fra le più antiche e suggestive delle Marche. Fede, tradizione e folklore si uniscono nelle cerimonie che rievocano il dolore della Passione di Cristo in occasione delle festività pasquali.

La rievocazione più antica delle Marche è La Turba di Cantiano, piccolo borgo del pesarese. In questa rappresentazione tra canti, passi del Vangelo e sfilate si fondono elementi teatrali con l’originaria rappresentazione della Passione di Cristo. La Turba nasce intorno al XIII secolo, con tutta probabilità dai movimenti popolari di invocazione alla pace che si formarono in Umbria diffondendosi anche nelle Marche.
Uomini e donne di ogni età si riunirono in processioni e, invocando la santa intercessione della Vergine Maria Madre di Dio, presero a percorrere le strade d’Italia e d’Europa. Anche Cantiano accolse la “turba” dei penitenti di ogni età e condizione che, in povertà di abiti o seminudi, nella luce incerta e tremula delle torce, accompagnati dai canti del “miserere” procedevano nella sofferenza e nella redenzione, battendosi e flagellandosi, implorando il perdono, invocando la pace e la fratellanza. È da loro che nacque la compagnia dei Battuti, che verso il XV secolo si trasformò nella compagnia del Buon Gesù che diede origine alla rappresentazione della Passione e Morte di Cristo. La parola Turba significa infatti moltitudine di persone. I pellegrini, seminudi, al canto del miserere si autoflagellavano chiedendo perdono.

La Bara de Notte Porto Recanati
La Bara de Notte Porto Recanati

A Porto Recanati, la rappresentazione del Venerdì Santo viene messa in scena con una bara in legno e tela portata in processione lungo le vie della città marinara. Sopra la bara si trova il simulacro di Cristo morto, che viene trasportata dai pescatori, seguiti dalle donne che intonano i canti tradizionali.

La rievocazione risale al 1713, quando il vescovo di Recanati, Monsignor Gherardi, promosse l’istituzione di alcune confraternite, tra le quali quella del Cristo Morto. Questa, tra i vari compiti, aveva anche quello di organizzare la Bara de Notte, una processione che deriva dalle sacre rappresentazioni medievali della vita dei Santi e di Cristo. Ogni anno, la bara viene allestita in quattro giornate, dal lunedì al giovedì santo, nel pomeriggio del venerdì santo, il simulacro del Cristo Morto viene calato dalla Croce e collocato sopra la bara.

La processione inizia al momento dell’Ave Maria e la bara è sostenuta da dodici ‘sciabbegotti’ (pescatori): tre pescatori scalzi portano sulle spalle una seconda croce che rappresenta il Cristo e i due ladroni. A chiudere il corteo, i figli dei pescatori, che sorreggono le statue della Madonna, di San Giovanni e di Maria Maddalena. Il percorso della processione parte dalla chiesa di San Giovanni Battista per arrivare in piazza Fratelli Brancondi. La rievocazione si svolge il Venerdì Santo alle 20,30.

La Processione del Cristo Morto a Osimo (Immagine di repertorio)

Nella città di Osimo la processione dei sacconi risale dal 1876 dopo che nel 1836 nacque la Confraternita della Pia Unione del Cristo Morto. Il rito prende avvio al Duomo di Osimo, Cattedrale di San Leopardo, con le ‘Tre ore di agonia di nostro Gesù Cristo’. Dalle 18 inizia la vestizione dei sacconi, mentre la processione prende avvio alle 20 dal piazzale del Duomo.

I confratelli e le consorelle della Confraternita della Pia Unione del Cristo Morto di Osimo, vestiti dal tradizionale saio nero e incappucciati, sfilano per le vie centrali della città dei Senza Testa, illuminata solo dalle fiaccole. Con loro in corteo il cataletto del Cristo e la statua della Madonna in lacrime. La processione si muove accompagnata dal suono delle ‘battistangole’, tavole di legno..

Monte San Pietrangeli, venerdì santo

A Monte San Pietrangeli, la processione del venerdì santo vede sfilare l’antica bara del Cristo Morto, realizzata dal celebre architetto Luigi Fontana, tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX secolo. Le origini della rievocazione si perdono nella notte dei tempi, ma negli anni ’70 è stata ripresa da un gruppo di ragazzi del luogo che l’hanno rivisitata in chiave teatrale.

Il centro storico, illuminato da lumini di vetro colorato, ideati dallo stesso Fontana, si popola di oltre 200 figuranti in costume. La rappresentazione inizia alle 21 con partenza davanti alla chiesa dei Santissimi Lorenzo e Biagio dove viene messo in scena il processo di Gesù e la sua crocifissione. L’antica bara del Cristo Morto è accompagnata dagli ‘svegliarini’ e da tutti i figuranti, in una seconda processione per le vie del centro storico, accompagnata dalla musica della banda dei ‘Cecchini’.