Cultura

Si è spenta la luce di Gigi Proietti, il ricordo del teatro marchigiano

Il grande attore è morto nella sua città natale, Roma, allo scoccare dei suoi 80 anni. Il ricordo del Teatro Pergolesi di Jesi e dell'Amat - Associazione Marchigiana Attività Teatrali

Si è spenta oggi – 2 novembre – la luce di Gigi Proietti, il faro del teatro italiano, grande maestro, modello e punto di riferimento per generazioni di attori. “La data è quella che è, il 2 novembre”, diceva a proposito del giorno del suo compleanno – la stessa data della commemorazione dei defunti – ed è proprio allo scoccare degli 80 anni di vita che ci ha lasciato alla chetichella, nella clinica romana dove era ricoverato da alcuni giorni; senza far rumore, perfettamente nel suo stile, tanto riservato nella vita privata quanto smisurato in palcoscenico. Smisurata la sua arte, grandiosa la sua vita, ci lascia ora l’eredità più perfetta, un sorriso stampato sul viso, quel senso di dolce allegria e di gratitudine per averlo conosciuto anche solo da lontano, davanti una tv accesa o dalla poltrona di un teatro.

Valeria Moriconi e Gigi Proietti nella commedia tv “La presidentessa”, regia di Franco Enriquez (1968)

Era «un divo non divo» Gigi Proietti, cinquant’anni di carriera in teatro e nel set, sempre ai massimi livelli. Un grande. Lo dicono tutti quelli che lo hanno conosciuto e che hanno avuto la fortuna di lavorare con lui, tra loro anche Valeria Moriconi, che nel 1968 lo volle con sé in tv – lui giovanissimo attore – per “La presidentessa”, di C. Hennequin e P. Veber, per la regia di Franco Enriquez. Venti anni dopo quella divertente commedia in tv – insieme a Proietti e alla Moriconi c’erano anche Alberto Lionello e Mario Scaccia – fu sempre Valeria a invitare il mattatore al vertice della sua carriera, nel 1988, al Teatro alle Cave di Sirolo, quella suggestiva cava di pietra dismessa dove la grande attrice jesina ed Enriquez crearono incontri e rassegne, convogliandovi i nomi più prestigiosi della scena italiana e straniera.

Poi, nelle Marche, il grande Gigi ebbe modo di tornare, allo Sferisterio di Macerata, al Teatro Pergolesi di Jesi, e infine nel maggio 2015 in “Cavalli di battaglia” al Teatro delle Muse di Ancona.

Raimondo Arcolai, coordinatore programmazione Amat

A ricordare quei tempi con emozione è oggi Raimondo Arcolai, coordinatore della programmazione dell’Amat Associazione Marchigiana Attività Teatrali, che a fine anni ’80 portò Gigi Proietti nelle Marche per una serie di repliche al Metropolitan di Ancona del suo spettacolo feticcio “A me gli occhi please”.

«Era già un attore molto importante ed era difficile portarlo nelle Marche, perché lui chiedeva di avere almeno una settimana di repliche nello stesso posto, per cui facemmo una fatica pazzesca a portarlo ad Ancona», ricorda Arcolai. «Aveva due impresari molto simpatici che venivano dal teatro, si chiamavano Mario Bussolino e Fioravante Cozzaglio, e a forza di insistere abbiamo stretto una grande amicizia… Ad Ancona Proietti fece un paio di serate al Metropolitan; fu un successo di quelli enormi come lui era in grado di garantire. Lo spettacolo poteva durare tre ore, si spendeva moltissimo in scena, la gente era appagatissima dall’incontro con un personaggio tanto generoso. Soprattutto me lo ricordo come un uomo molto cordiale, molto alla mano, non c’era divismo in lui, il grande talento non ha bisogno di atteggiamenti da divo… Era molto semplice e forte nei rapporti umani. La sua grandezza? Guardava sempre al futuro e sapeva coltivare i giovani talenti che aiutava e cresceva nelle sue ‘scuole’ e in palcoscenico. In lui non c’era l’egoismo che pure fa parte a volte della carriera dell’attore, ma il desiderio di insegnare, formare, lo ha fatto anche in questi ultimi anni al Globe Theatre di Roma in cui fu direttore artistico e insieme promotore di giovani attori e registi in commedie e drammi shakespeariani. Questo è un tratto molto importante della sua figura. La sua grandezza? È uno di quei personaggi che non ha mai diviso, tutti dicevano e dicono di lui ‘è grande, è generoso’… Godeva della stima di tutti gli operatori del settore».

Gigi Proietti

Al Teatro Pergolesi di Jesi fu strabiliante mattatore nel novembre 1982 in “Così mi piace. (As i like it Madam)” e nel 2003 per più repliche – il 27, 28 e 29 marzo – in “Io, Toto e gli altri“, sul palco con lui alcuni talenti della sua ‘bottega’ di teatro e giovani musicisti. Furono due spettacoli promossi e sostenuti dal Comune di Jesi, che molti concittadini ricordano oggi ancora con vivida gratitudine.

«Ci fu da spellarsi le mani a forza di applausi», racconta Franco Cecchini dello spettacolo del 2003, al tempo nel doppio ruolo di spettatore e di organizzatore teatrale. «Fu strepitoso, per un recital di tre date in esclusiva interregionale. Al tempo non fu facile riuscire a programmare lo spettacolo a Jesi, Proietti faceva poche tournée e peraltro con lunghe tenute nei rari teatri che toccava. Riuscimmo a programmarlo per un evento fuori abbonamento, grazie alla collaborazione del Rotary Club che ci aiutò a sostenere l’impegno economico. ‘Io, Toto e gli altri’, scritto interpretato e diretto da Proietti, era un recital sulla scia dello spettacolo che lo rese famoso, ‘A me gli occhi, please’. Gigi Proietti era il protagonista numero uno del teatro popolare nel senso più nobile del termine, capace di sintonizzarsi con il pubblico in maniera strepitosa; ogni sera faceva spettacolo a sè, improvvisando e stando per ora sulle scene con una generosità incredibile ed un repertorio vastissimo che ricreava ogni sera. Non c’era una scaletta precisa. E poi ricordo questa splendida leggerezza, una comicità mai banale né volgare, sapiente quanto popolare. Infine ricordo una piacevolissima cena a Jesi, nel ristorante di Piazza Baccio Pontelli, immaginate quanti fans in delirio vennero a trovarlo, e lui sempre gentilissimo con tutti…»

Lucia Chiatti direttore generale della Fondazione Pergolesi Spontini

Un saluto sotto il segno dell’infinita riconoscenza all’arte di Gigi Proietti giunge oggi da Lucia Chiatti, direttore generale della Fondazione Pergolesi Spontini che dal 2005 gestisce il Teatro Pergolesi. «Sarà una coincidenza… ma morire il giorno del compleanno non è da tutti… e questo fatto, fin da quando ho appreso la notizia, mi ha trasmesso quella vitalità che credo sia la più grande eredità che un profondo conoscitore dell’uomo come Gigi Proietti ci abbia trasmesso: ci siamo riconosciuti nei personaggi da lui rappresentati con spiccata ironia, ci siamo sentiti tutti suoi amici, indipendentemente dall’averne una conoscenza diretta… non è questo lo scopo del fare teatro?! Obiettivo centrato direi, per questo lo porterò per sempre nel cuore e lo sentirò ora ancor più vicino di prima perché mi incoraggia, in modo particolare in questo periodo difficile, a continuare con tenacia il nostro lavoro… perché il teatro ha un valore eterno!»