LIDO DI VENEZIA- Vittoria annunciata per Alfonso Cuarón con il suo “Roma”. Un’edizione in cui vincono le donne, nonostante la loro presenza come autrici sia in netta minoranza: “Roma” è una storia tutta al femminile dove si esplora la quotidianità attraverso il filtro bianco e nero della memoria, in un quartiere messicano che porta il nome della città eterna; anche “The favourite” del regista greco Lanthimos, che conquista il Gran Premio della Giuria e la coppa Volpi per la regina Anna alias Olivia Colman (affiancata da Emma Stone e Rachel Weisz), è una storia “tinta di rosa” poiché narra di una guerra senza esclusioni di colpi tra donne di diverse classi sociali. La portata rivoluzionaria di questo Leone d’Oro è notevole: vince un film prodotto da Netflix, senza stars ma con attrici sconosciute o alla loro prima esperienza dietro la macchina da presa, girato in lingua spagnola e in bianco e nero. Dopo la vittoria di Del Toro lo scorso anno (presidente di giuria), il Messico si conferma la terra promessa di una nuova cinematografia.
Leone d’Argento per la miglior regia a Jacques Audiard per il suo western personalissimo “The Sisters Brothers” e premio per la migliore sceneggiatura ai fratelli Coen per “The Ballad of Buster Scruggs”, altro western inedito. Coppa Volpi per il miglior attore a Willem Dafoe per la sua intensa e vibrante interpretazione di Van Gogh in “At eternity’s gate” di Julian Schnabel, mentre l’esordiente attore aborigeno Gannambar convince la giuria con la sua interpretazione in “The Nightingale”, film controverso firmato da Jennifer Kent che porta a casa anche il Gran Premio giuria. Gli italiani, quest’anno, restano, a dire il vero a ragione, a mani vuote.