OSTRA – Proseguirà fino al prossimo 29 settembre la mostra “Tina Modotti, fotografa e rivoluzionaria” allestita nella sala delle Lance (Vicolo Gherardi). L’esposizione, a cura di Reinhard Schultz, ha già riscosso un notevole successo con 7.500 visitatori a Palazzo Bisaccioni a Jesi ed è stata riproposta nel paese di Ostra per mettere in luce la vicenda biografica oltre che artistica di Tina Modotti, celebrandone il mito, ma raccontando anche gli aspetti più privati di una delle più grandi fotografe del Novecento.
Obiettivo del progetto espositivo, ideato da Francesca Macera, è quello di ripercorrere le affascinanti vicende biografiche di Tina Modotti, far scoprire la sua grande abilità di fotografa e le passioni che ne condizionarono in maniera determinante l’esistenza. Di origini friulane, giovanissima emigra negli Stati Uniti per poi trasferirsi in Messico, dove partecipa attivamente alla fervida vita culturale e politica degli anni ‘20 del Novecento.
Una prima sezione riguarda le sue origini e la storia familiare; la seconda parte documenta la sua breve carriera hollywoodiana, come attrice dell’allora cinema muto di cui rimane la testimonianza della sola pellicola “The Tiger’s Coat” del 1920, diretta Roy Clements. La terza sezione è quella relativa alla fotografia, che Tina scoprì grazie all’incontro con il fotografo statunitense Edward Weston, per molti anni suo mentore e amante, Protagonista del quarto filone in mostra è il Messico, tra passioni e tumulti, dove trova l’ispirazione per ritratti incentrati sulla dimensione emotiva. Al centro della quinta sezione, le passioni, ci sono le fotografie degli amici, artisti ed intellettuali tra cui anche Frida Kahlo, Julio Antonio Mella, Vittorio Vidali. Il crescente coinvolgimento di Tina nella politica è al centro della sesta e ultima parte del percorso espositivo, un coinvolgimento tale che la porta ad abbandonare la fotografia per dedicare tutte le sue energie all’attivismo, un impegno totalizzante che la spinge per lunghi periodi in Russia, Francia e Spagna, e poi a tornare in Messico, fino alla sua misteriosa morte avvenuta nel gennaio del 1942 a Città del Messico dentro a un taxi che la sta riportando a casa.
Sei sezioni per raccontare l’arte fotografica, il mondo e le diverse sfaccettature della vita di chi scattava senza la pretesa di fare arte, ed è proprio questa sua peculiarità che ancora oggi affascina e rende la sua storia umana, artistica e politica ancora attuale e la consacra come una delle maggiori fotografe del Novecento.
Ingresso libero dal lunedì alla domenica dalle ore 17 alle ore 20.