SASSOFERRATO – «Almeno una sua opera è presente in ogni museo del mondo, dalla Russia agli Stati Uniti».
Basta questa considerazione di Stefano Papetti, presidente del Comitato di studio della mostra “La devota bellezza”, per far comprendere anche ai meno avvezzi il profilo artistico di Giovanni Battista Salvi (Sassoferrato 1609 – Roma 1685) conosciuto più comunemente come “il Sassoferrato” per via delle origini, che torna nella sua città natale dal 17 giugno al 5 novembre attraverso la raccolta di circa sessanta opere e la chicca dei disegni giunti in prestito dalle Collezioni Reali Inglesi.
Un evento che si configura come uno dei più importanti dell’anno nelle Marche – e non solo – per quanto riguarda il mondo dell’arte. E che avrà come testimonial Vittorio Sgarbi, nella cui collezione privata figurano ben tre “Sassoferrato”, recentemente acquistati e presenti in mostra. Questa mattina a Fabriano, presso la Fondazione Carifac (uno degli enti promotori insieme al Comune di Sassoferrato), sono stati tolti i veli a questa mostra, curata da Francois Macé de Lépinay, con date e informazioni dettagliate.
CHI ERA GIOVANNI BATTISTA SALVI – La sua figura, al giorno d’oggi, rimane parzialmente in ombra rispetto a molti altri artisti del suo tempo. «Diciamo che i biografi a Roma nel Seicento avevano artisti più esuberanti da raccontare e con cui vivacizzare le loro cronache lasciate ai posteri – ha spiegato il professor Papetti. – Ma il Sassoferrato ha goduto di grande notorietà, lavorando per tante collezioni private, anche veneziane e fiorentine, e avendo come mentore e committente la principessa Olimpia Aldobrandini, ultima nipote del Papa. Potremmo dire, dunque, che il Salvi abbia pagato il fatto di essere un artista appartato, un artigiano dell’arte, legato principalmente a immagini devote, rimasto lontano dai clamori della vita romana per seguire i suoi solidi principi morali». Il professor Papetti ne parla come di un artista «che ha sempre fatto di tutto per apparire perfetto: se a Caravaggio interessa il vero, al Sassoferrato interessa l’idealizzazione. Questa mostra vuole proprio far vedere la qualità del suo lavoro e il ruolo importante avuto a Roma nel Seicento, non adeguatamente valorizzato nei secoli successivi».
L’ESPOSIZIONE A PALAZZO DEGLI SCALZI – Saranno oltre sessanta le opere in mostra, in un progetto di allestimento curato dallo stesso Papetti e da Patrizia Rosazza. «Una sezione vedrà affiancati i disegni preparatori (giunti eccezionalmente in prestito dalle Collezioni Reali Inglesi) e la relativa opera realizzata, per vedere come nasce il capolavoro, tra i quali spiccherà la Pala di Santa Sabina – spiega Papetti. – Una seconda sezione riguarderà opere del Sassoferrato legate al territorio, con una accezione molto ampia del termine». Per quanto riguarda il catalogo «sarà bilingue e attentamente curato, affinché rimanga testimonianza di questa operazione anche al termine dell’evento». L’editore è la Tipolitografia Fabrianese. Il progetto grafico dello studio Dedalo di Fabriano. Un ruolo importante di coordinamento organizzativo all’evento è quello svolto da Arianna Bardelli e Linda Panfili. Nonché di Marco Boldrini.
LA SODDISFAZIONE DEL SINDACO – E’ entusiasta il primo cittadino sentinate Ugo Pesciarelli. «Questa mostra è il risultato di una sfida partita nel settembre 2015 – dice – come naturale completamento dell’evento del 1990 in cui vennero esposte a Sassoferrato gran parte delle opere pittoriche di Giovan Battista Salvi. E’ stato un percorso lungo, giunto alla conclusione grazie alla disponibilità della Casa Reale inglese di inviarci in prestito i disegni dell’artista, di sua proprietà, in seguito all’acquisto effettuato nel 1768 da Re Giorgio III. Con questa mostra ci auguriamo di fornire al territorio una opportunità che sia da base per un nuovo modo di gestire gli eventi nella nostra zona». Il Sindaco ha riferito che probabilmente una presentazione dell’evento verrà organizzata prossimamente anche a Londra, all’Ambasciata o all’Istituto di Cultura.
HANNO ANCHE DETTO – Marco Ottaviani ha spiegato che la Fondazione Carifac da lui stesso presieduta «ha messo a disposizione della mostra le professionalità già dimostrate negli eventi precedenti, facendo ricorso a tutte competenze che provengono da territorio, senza il ricorso a soggetti terzi, sviluppando sinergie locali». Ivana Jachetti, componente del Comitato di Studio della Mostra per la Regione Marche, ha manifestato la sua soddisfazione per il fatto che si sia deciso «di puntare sull’arte per far capire che questa è una comunità viva, che vuole rialzare la testa».
I SOGGETTI COINVOLTI – Gli enti promotori della mostra sono il Comune di Sassoferrato e la Fondazione Carifac, con il sostegno anche delle fondazioni Cariplo, Ermanno Casoli, Aristide Merloni e Fedrigoni. Si avvale del patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e della Regione Marche. In collaborazione con la Royal Collection Trust di Londra e la Soprintendenza delle Marche.
UN PO’ DI NUMERI – La mostra ha un budget di 800 mila euro e l’obiettivo è di raggiungere i 25 mila visitatori. Attualmente stanno lavorando all’allestimento e all’organizzazione una decina di persone, poi saranno circa 60 i soggetti che vi saranno impegnati durante i cinque mesi in cui resterà aperta, principalmente provenienti dal territorio. Una particolare attenzione verrà rivolta all’attività didattica con le scuole.
TUTTE LE INFORMAZIONI – La mostra “La devota bellezza” verrà inaugurata al Palazzo degli Scalzi di Sassoferrato il 17 giugno e resterà aperta fino al 5 novembre. Il costo del biglietto intero sarà di 8 euro, 5 euro ridotto, 3 euro per scuole e studenti. Prenotazioni: 0732 956257. Prevendita online: www.vivaticket.it. Informazioni: info@mostrasalvisassoferrato.it e info@ladevotabellezza.it.