Cultura

Paterson di Jim Jarmusch, film delicato sulla poesia delle piccole cose

Dal 29 dicembre nelle sale italiane, “Paterson” di Jim Jarmusch, è stato designato film della critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani

Un film lento, come la quotidianità di una giornata qualunque. Una certa fatica coglie lo spettatore sul finale, che probabilmente non vede l’ora che la narrazione si chiuda, ma poi l’eredità di liricità che riceve è grondante ricompensa. Dal 29 dicembre nelle sale italiane, “Paterson” di Jim Jarmusch, uno dei maggiori registi statunitensi di cinema indipendente, è un film delicato, sulla poesia delle piccole cose.

Distribuito da Cinema di Valerio De Paolis, è stato designato film della critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani con la seguente motivazione: “Il film conferma e rinnova una volta di più la poetica del regista, in grado di fondere con estrema naturalezza lirismo e abituale quotidianità. Un lavoro sulla reiterazione dei gesti e delle azioni che diventa studio dell’umano, delle sue capacità di percepire il mondo che lo circonda e di restituirlo. Una commedia antimodernista e caustica, alla perenne ricerca del punto di contatto tra realtà e sogno”.

Protagonisti Adam Driver, coppa Volpi nel 2014 col film Hungry Hearts di Saverio Costanzo e nuovo cattivo dell’ultimo capitolo di “Star Wars” firmato J.J. Abrams, e Golshifteh Farahani, l’attrice iraniana di fama internazionale (costretta all’esilio, ha scandalizzato per aver posato nuda sulla rivista francese Egoiste) che vedremo presto nel prossimo episodio di “Pirati dei Caraibi”.

“Paterson (Driver)” guida l’autobus nell’omonima città di Paterson, nel New Jersey. Ogni giorno, segue la solita semplice routine: fa il solito percorso con l’autobus, osserva la città che vede scorrere all’esterno del parabrezza e ascolta scampoli di conversazioni che hanno luogo intorno a lui. Paterson scrive poesie su un taccuino, porta a spasso il cane, si ferma in un bar per bere sempre e solo una birra e torna a casa dalla moglie Laura (Farahani). L’universo di Laura, invece, cambia in continuazione. Nella sua vita quasi ogni giorno si fanno strada nuove speranze, ciascuna delle quali si trasforma in un nuovo progetto o fonte d’ispirazione. Paterson ama Laura e lei corrisponde il suo amore. Lui appoggia le ambizioni di sua moglie anche se probabilmente non le capisce appieno e lei incoraggia l’inclinazione del marito alla poesia. Il film osserva sommessamente i successi e le sconfitte della vita di tutti i giorni, il lato ridicolo o dolce della quotidianità di coppia, oltre alla poesia che emerge da ogni piccolo dettaglio.

«Parterson è una storia tranquilla i cui personaggi principali non vivono conflitti tangibili o drammatici. Il film ha una struttura semplice e segue la vita dei personaggi nell’arco di sette giorni», ha detto Jarmusch. «Vuole rendere omaggio a ciò che di poetico esiste nei piccoli dettagli, nelle variazioni e nelle interazioni quotidiane, e il film si propone come antidoto al cinema cupo, drammatico o incentrato sull’azione. Si tratta di un film che dovremmo lasciarci scivolare addosso, come le immagini che osserviamo dai finestrini degli autobus e che si muovono come una gondola meccanica in una città piccola e dimenticata».

Simona Santoni