OSIMO – Il PopUp festival 2020 è un laboratorio di arte urbana collegato alla mostra di arte contemporanea dedicata a Keith Haring le cui opere saranno ospitate a palazzo Campana di Osimo a partire dal 23 luglio. Chi sono gli artisti che metteranno a frutto le loro performance? Eccoli da vicino.
Giorgio Bartocci, 35 anni, di Jesi ma trapiantato da anni a Milano dove lavora. Diviso tra urban-art e product-design, è un artista che esplora il complesso rapporto tra l’uomo e il territorio in cui abita, con frequenti spostamenti in Italia e all’estero per interventi ambientali site-specific. Ha realizzato numerosi progetti di visual-design, esposizioni e live performance così come commissioni per enti privati e istituzioni pubbliche. «Ho iniziato a undici anni con un grande sforzo fisico e mentale, pensando sempre all’importanza della connessione tra persone come la cosa più importante che l’arte riesce a fare – ha detto venerdì 17 luglio alla presentazione al mercato coperto -. Mi esprimo con astrazioni che riescono a essere funzionali solo se possono invadere un’architettura. In questa opera che porterò avanti qui a Osimo il colore è fondamentale, dà una vibrazione e un impatto emotivo. Oggi ci è stato permesso di inquadrare un nuovo periodo storico. Osimo è tutt’altro che una piccola città, è funzionale come le Marche tutte, alle opere. Il mio sarà un intervento d’impatto».
C’è poi Broken Fingaz, collettivo artistico nato in Israele nel 2001 che mescola implacabilmente i più differenti universi iconografici. Attinge dalla vita quotidiana, del Medio Oriente e dell’Occidente, elaborando immaginari esotici dai colori accesi, pieni di magia, sensualità e dai connotati inclusivi e democratici. Ha creato opere in tutto il mondo, la sua arte pluripremiata si esprime nei più differenti linguaggi. Nell’animazione, nella scultura, con istallazioni. Nella musica ha collaborato con U2, Blink 182, Pearl Jam, Primus, Gaslamp Killer e Alchemist. Oggi i componenti del collettivo vivono tra Londra e Haifa e sono attesi, norme Covid permettendo, per agosto.
Allegra Corbo (52 anni, anconetana) crea narrazioni con figure fantastiche e immagini filosofiche, dove elementi fiabeschi e frammenti urbani si stratificano in “rebus” anticonvenzionali. Visual artist e performer, vissuta nell’underground italiano ed europeo lavora con disegni, collage, stendardi, sculture di fuoco, murales e arazzi. E’ stata tra i componenti della Mutoid waste company italiana. Per PopUp fra i vari interventi ha dipinto “Occhio di Angelo” nella stazione ferroviaria di Jesi. Del 2019 è il suo esperimento “Arte/Natura/Risveglio” assieme agli anziani della casa di riposo Bambozzi ad Osimo. «Sono cresciuta con eventi forti come quello della street art che ci hanno cambiato anche se non ero molto legata a quel movimento in particolare. Sono più connessa al muralismo del Centro America e agli affreschi delle chiese (anche quelli sono arte urbana se vogliamo). Dopo un viaggio in Messico mi sono legata all’espressione di Diego Rivera e Frida Kahlo. Oggi faccio anche performance con il fuoco, unisco pittura ad altre tecniche e con i bambini. L’esperimento con gli anziani è stato interessante».
Agostino Iacurci (34 anni di Foggia, vive e lavora a Berlino) è sospeso tra realtà e metafisica, ricreando nei suoi giganteschi dipinti murali scene figurative che parlano il linguaggio dell’esistenza. Con il suo stile sintetico, si esprime attraverso la scultura, il disegno, le installazioni. La sua arte vive nella dimensione pubblica, collaborando anche con grandi brand tra cui Apple, Adisas, Einaudi, Starbucks e molti altri. Le sue opere sono presenti in molte città del mondo tra cui New York, Parigi, Berlino, New Delhi, Monterrey e Puerto Rico. Tra i progetti più recenti c’è il Bbdo Headquarter a Londra. Nel 2019 ha ricevuto il Premio New York (2019-20) promosso da Mibact. «Provengo da una famiglia di braccianti della Puglia, ho militato in politica e mi ha sempre coinvolto il mondo contadino. Ho sempre sognato di “rifare” un mercato come farò a Osimo, ho chiesto foto dell’epoca e chi era stato l’architetto per ricostruire qualcosa. Grazie per l’opportunità».