Cultura

Quando Napoleone passò a Loreto

Lo sapevate che Napoleone si fermò a Loreto per razziarla? Ben 220 anni dopo lo spiegherà con dovizia di particolari il professor Severini in una conferenza organizzata nella basilica

La sala del Pomarancio

LORETO – In occasione del 220esimo anniversario del passaggio a Loreto di Napoleone Bonaparte, la Lulte, libera università italiana per la terza età, in collaborazione con l’assessorato alla Cultura, organizza per sabato 18 febbraio alle 17 nella sala del Pomarancio della basilica della Santa Casa di Loreto “A Loreto la storia poteva cambiare“, una conferenza presieduta dal professor Marco Severini, titolare della cattedra del corso di Storia all’università di Macerata e presidente dell’associazione di Storia contemporanea.

Pillola di storia:
La storia narra che spariti i Turchi arrivò la minaccia napoleonica. Napoleone Bonaparte stava svolgendo la sua Campagna d’Italia e, vittorioso, costrinse il 23 giugno 1796 papa Pio VI a firmare l’armistizio di Bologna con cui permetteva l’occupazione di Ancona (assieme alla stessa Bologna e Ferrara) da parte dell’esercito francese. Se le principali città delle Marche settentrionali spingevano per la proclamazione della Repubblica Anconitana, per non tornare sotto lo Stato Pontificio, Loreto, da sempre papalina, trepidava per il saccheggio al tesoro del Santuario.

Napoleone, diretto a Tolentino, giunse a Loreto fermandosi a Porta Romana. Qualche notabile lo accolse offrendogli anche le chiavi della città ma su un bastione vicino era appostato un uomo che armato di fucile aprì il fuoco. La carica fece cilecca e l’attentatore fu preso e fucilato in piazza dei Galli. Il giorno seguente i soldati francesi portarono via tutto quanto trovarono. Nonostante il tesoro fosse già stato stipato in tante grosse botti da vino e trasportato a Roma dove fu nascosto a Castel Sant’Angelo per ordine di papa Pio VI, sembra che i francesi requisirono 94 chili d’oro e 17 quintali d’argento, quadri e cristalli di Boemia dagli armadi.

Napoleone entrò anche nella Santa Casa e pose il suo sigillo sulla statua della Madonna ordinando di spedirla a Parigi assieme al tesoro. Durante il periodo di esilio il culto della Vergine Lauretana nella Santa Casa di Loreto fu affidato al simulacro in legno di pioppo (identico all’originale) oggi conservato a Cannara in provincia di Perugia, che attualmente è l’unico esemplare del periodo napoleonico dopo l’incendio della statua originale del 1921 a essere stato venerato nella Santa Casa. Con il trattato di Tolentino la statua originale finì a Roma per poi tornare, con un viaggio da “Madonna pellegrina” di otto giorni, a Loreto, dove giunse il 9 dicembre 1801.

Le razzie di cui fu fatta oggetto la città sono rievocate da Agostino Rivarola in una lettera del marzo 1797. In questo scritto monsignor Rivarola in particolare chiama in causa le responsabilità di Ludovico Sensi, prelato schieratosi con l’invasore e da questi nominato Governatore generale. Stando alla testimonianza, Sensi, dopo aver preso parte al ladrocinio, si sarebbe persino recato «in Chiesa coi muratori» per «demolire la Santa Casa» ma tale fu lo sdegno della popolazione davanti a questo proposito che lo «scelerato» fu costretto a desistere.