Cultura

Quello che so di lei, Catherine Deneuve e Catherine Frot insieme

L'incontro di due donne completamente diverse, che riescono forse per la prima volta a entrare davvero in contatto

Quello che so di lei
Catherine Deneuve e Catherine Frot nel film "Quello che so di lei" (Foto: Michaël Crotto)

Due donne profondamente diverse, una responsabile e seria, l’altra libera e incurante, si scontrano e si incontrano, irreparabilmente, nel film francese Quello che so di lei, dal 31 maggio al cinema con Bim. A interpretarle due Catherine, Catherine Frot, recentemente vista come soprano stonato in Marguerite, e la divina Catherine Deneuve.

Le premesse sono quanto più allettanti: umorismo e pensosità francesi, due validi attrici d’Oltralpe, una storia di donne da scoprire. Le attese però vengono parzialmente deluse. Il racconto fatica a decollare e a trovare il suo ritmo. La chimica tra le due Catherine latita. Resta comunque un significativo messaggio di scambio e rinascita reciproci. La narrazione è delicata ma poco palpitante.

Il regista è Martin Provost, che già aveva indagato profondamente l’universo femminile nel riuscito Séraphine sulla pittrice francese Séraphine de Senlis e nel meno riuscito e piuttosto plumbeo Violette, sulla novellista francese Violette Leduc.

Claire (Frot) è un’ostetrica meravigliosamente dotata, con un talento naturale nel mettere al mondo i neonati. Ma nel corso degli anni, i suoi modi delicati, il suo senso di orgoglio e di responsabilità sono entrati in conflitto con i metodi più improntati all’efficienza delle moderne strutture ospedaliere. Più vicina alla fine della sua carriera che all’inizio, Claire comincia a mettere in discussione il suo ruolo e la sua professione.
Un giorno riceve una strana telefonata. Una voce riemerge dal passato: Béatrice (Deneuve), la stravagante e frivola amante del suo compianto padre, ha notizie importanti e urgenti da darle e vuole rivederla, trent’anni dopo essere scomparsa nel nulla all’improvviso.

Agli antipodi in tutti i sensi, la super-coscienziosa Claire – che rasenta l’inibizione – e lo spirito libero, amante della vita Béatrice, impareranno ad accettarsi l’un l’altra e, rivelandosi reciprocamente antichi segreti, inizieranno a recuperare gli anni perduti.

Béatrice torna nella vita di Claire, che vive troppo nell’ombra, per portarle un po’ della sua luce. Per Béatrice, che ha sempre vissuto come un elettrone in libertà, è forse l’occasione di comprendere meglio la sua esistenza, di fermarsi finalmente un istante per accettare il fatto che senza gli altri non siamo niente. Forse per la prima volta le due riescano a entrare davvero in contatto.

Quello che so di lei si interroga anche su cosa sia realmente la libertà.
«La libertà è un concetto su cui mi interrogo il più spesso possibile», ha detto Provost, che ha anche scritto la sceneggiatura. «La libertà non consiste nell’assenza di limiti o di regole, come sembra pensare Béatrice. La malattia che la colpisce rimetterà in discussione il suo modo di essere e di pensare. Quello che lei chiama ‘libertà’ è sempre stato un modo di essere vicino a una forma di fuga. Béatrice, donna-bambina, incantevole, meravigliosa e divertente, crudele a causa della sua leggerezza, si rende finalmente conto di essere prigioniera di se stessa. È troppo tardi, ma le resta ancora un’occasione: offrire a Claire la possibilità di conservare un buon ricordo di lei».