JESI – Una storia d’amore, di guerra, della Jesi che fu ai tempi del fascismo. Remo Casagrande era un soldato: negli anni quaranta andò nei Balcani con i fascisti e quando tornò a Jesi era un uomo molto cambiato.
Ad aver ricostruito la sua storia ed averla trasformata in un libro, e in uno spettacolo teatrale, è lo jesino Sergio Cardinali. “Io sto bene, spero anche tu” è il titolo del romanzo e dello spettacolo che andrà in scena sabato 15 dicembre al Teatro Il Piccolo di San Giuseppe alle 21.
Come sei venuto a conoscenza di questa storia?
«Remo era mio zio – racconta – Non conoscevo la sua storia, ma quando mi sono capitate tra le mani le lettere che scriveva a mia zia e le fotografie mi sono appassionato».
Remo era partito da Jesi per i Balcani, di che cosa si occupava?
«Era partito con i fascisti per la guerra nei Balcani. Poco consapevole, probabilmente, si occupava di trasportare le persone nel campo di concentramento italiano di Udine. Nelle lettere che scrive a mia zia dirà che quando tornerà, sarà un uomo diverso. La guerra e le persone che ha conosciuto lo hanno cambiato: si iscriverà al Partito Comunista appena tornato a Jesi e avrà due figli».
Non ha mai raccontato questa storia?
«No, ha sempre detto pochissimo di quel periodo. Partito con i fascisti quando si è reso conto di ciò che stavano facendo non ha potuto proseguire il suo lavoro. Il risultato è stato che dopo l’8 settembre si è sentito completamente abbandonato: nei Balcani lo cercavano per le cose atroci che i fascisti aveva fatto in quelle terre, i fascisti italiani lo vedevano come un traditore e per i partigiani italiani era un nemico».
Sei anni di guerra, poi rientra a Jesi. Cosa scrive alla donna che poi sposerà?
«Scrive le sue vicissitudini, le difficoltà, la vita di tutti i giorni e, cosa che mi ha maggiormente colpito, la sua solitudine. Remo Casagrade non era altro che un giovane, come tanti all’epoca, partito per la guerra perché doveva farlo e tornato con un fardello enorme».