Cultura

Renzo Barbarossa, uomo e artista

Presentato ieri pomeriggio all'Oratorio della Carità un volume monografico che ripercorre il percorso artistico dell'apprezzato fabrianese, eclettico e sperimentatore. Il Sindaco: «I segni delle sue opere sono ben visibili in tutta la città»

L'artista fabrianese Renzo Barbarossa (1935-2013) al lavoro nel suo atelier, in una foto del 2009

FABRIANO – «Un uomo vero, un artista appassionato, un caro amico». Migliori parole Monsignor Giancarlo Vecerrica non poteva trovare per delineare la figura dell’eclettico artistica fabrianese Renzo Barbarossa – che era così per tutti – scomparso nel settembre 2013 e giustamente commemorato ieri pomeriggio in un gremito Oratorio della Carità, in occasione della presentazione al pubblico della monografia a lui dedicata.

Un volume curato dall’associazione InArte, appena stampato grazie al finanziamento della Fondazione Carifac, con il patrocinio del Comune e con la collaborazione del Centro Studi Don Giuseppe Riganelli.

Una monografia che illustra il percorso artistico della sua vita. Necessaria, per non disperdere la memoria e l’enorme produzione di Barbarossa in tanti anni di attività. «Avevamo iniziato a catalogare la sua attività insieme, quand’era ancora in vita – ha raccontato Anna Massinissa dell’associazione InArte. – Poi si è ammalato e rapidamente è scomparso. Ci siamo sentiti in dovere di completare il lavoro».

Il numeroso pubblico presente all’Oratorio della Carità

Ad aprire l’incontro è stato proprio Monsignor Vecerrica. «Tre qualità mi hanno sempre colpito di Renzo – ha ricordato il Vescovo emerito di Fabriano: – era un uomo vero, dotato di una umanità che sapeva rendere aperta e disponibile; era un artista appassionato, che quando parlava delle sue opere, si faceva fatica ad interromperlo, tanto era l’amore che aveva; era un vero amico, ci teneva all’amicizia e la riteneva superiore a qualsiasi altra cosa nella vita».

Il tavolo dei relatori: da sinistra Gabriele Mazzara, Anna Massinissa, Giancarlo Sagramola e Aldo Crialesi

Il sindaco di Fabriano, Giancarlo Sagramola, ha puntualizzato che «Renzo riusciva ad aggregare le persone nei progetti che aveva in mente, e spesso riusciva a realizzarli». Il primo cittadino ha poi proseguito dicendo che «i segni delle sue opere sono ben visibili in tutta la città e nel comprensorio: penso alle splendide vetrate della chiesa della Misericordia o al monumento dell’Avis ai Giardini».

Senza dimenticare i monumenti ai Caduti di Marischio e della Stazione Ferroviaria. E tanto, tanto altro. Perché Barbarossa era un artista poliedrico che padroneggiava l’incisione, la pittura, la scultura, il disegno, la ceramica. E anche la poesia.

Un’opera di Renzo Barbarossa

«Siamo qui in tanti, oggi, perché lui ci ha coinvolti tutti – ha concluso Sagramola: – la sua originalità era quella di saper entrare in relazione con le persone. Già con la gestualità delle sue mani sapeva illustrarti quello che aveva in mente».

E’ intervenuto anche il professor Aldo Crialesi del Centro Studi Don Giuseppe Riganelli, che dall’alto della sua esperienza in questi tre anni abbondanti, successivi alla scomparsa di Barbarossa, ha sempre caldeggiato una giusta commemorazione dell’artista. «Un artista puro – ha precisato il professor Crialesi – perché libero di poter perseguire la sua arte senza la ricerca di riconoscimento, ma solo all’inseguimento del bello. E’ stato un fabrianese benemerito, prezioso nella vita culturale cittadina, tanto da donare le sue creazioni e le sue abilità agli altri».

Renzo Barbarossa mentre insegnava ai bambini l’attività con l’argilla

Il professor Crialesi ha poi introdotto una lettura della sua produzione. «La sua è un’arte che vuole donarsi anche ai non esperti – ha sostenuto: – semplice e comprensibile, ma con un alto coinvolgimento spirituale. Un’arte popolare per il popolo fabrianese».

L’ultimo intervento è stato quello dell’artista, nonché amico, Gabriele Mazzara: «Di Renzo mi ha sempre colpito la padronanza di così tante tecniche e la capacità di sperimentazione che aveva. Sapeva ritrarre le persone, anche l’anima delle persone. Aveva una grande capacità di disegno; condividevamo l’idea che il disegno fosse l’asse portante di tutte le arti. Eppure lo caratterizzava una certa inquietudine: tipica di chi, autovalutandosi, sa individuare alcuni propri limiti, ma nello stesso tempo mira sempre a qualcosa di più».

Renzo Barbarossa, in una foto del 2009, al lavoro sui bozzetti di alcune vetrate

Sono seguiti altri interventi del pubblico, che hanno senza dubbio fatto piacere alla moglie Bruna presente in sala, nel ricordo di un uomo garbato, gentile ed elegante, oltre che eccellente artista.