Cultura

Ricordando Antonio Tabucchi

Cinque anni fa si spegneva a Lisbona Antonio Tabucchi. Lo scrittore era nato a Pisa nel 1943 e l’Università di Siena lo ha ricordato, «Come uno dei più grandi autori postmodernisti, traghettatore della cultura italiana dal Novecento all’età contemporanea»

SIENA- Cinque anni fa si spegneva a Lisbona Antonio Tabucchi. È un nome abbastanza noto ai più, che alla domanda “conosci Tabucchi” rispondono con un …sì, quello di Sostiene Pereira... Eppure lo scrittore nato a Pisa nel 1943 è ben altro, qualcosa di più grande di un semplice autore da scaffale. Nella conferenza svoltasi all’Università di Siena in ricordo dei suoi fausti è stato definito come uno dei più grandi autori postmodernisti, traghettatore della cultura italiana dal Novecento all’età contemporanea. Il suo legame con la terra portoghese, letteralmente morboso, una passione accademica per quella cultura, lo hanno reso uno scrittore a tratti più noto all’estero che in Italia. Non è solo perché i suoi testi sono tradotti in diciotto lingue, ma perché Antonio Tabucchi è stato ampiamente celebrato da professori e critici di tutta Europa. Persino in Giappone i suoi libri hanno trovato una degna traduzione.

Antonio Tabucchi

Dopotutto si sta parlando di un autore che ha saputo universalizzare il dettaglio, ha conferito umanità e passione ai paesaggi ben descritti nei suoi libri. Antonio Tabucchi ha avuto una carriera fitta e densa, un’osmosi di impegni universitari, si faceva sempre definire un professore, e viaggi internazionali. La sua attività didattica lo ha portato a insegnare nelle cattedre di Siena, Pisa e Genova, considerando quella professione come il suo vero ruolo esistenziale, lasciando il mestiere di scrivere a un ruolo secondario, quasi hobbistico. Eppure, inverosimilmente, quella sua forte vocazione per la scrittura era molto più forte del resto, e la sua “vis imaginativa” ha trovato il giusto canale in cui esprimersi. Le sue opere hanno un gran senso del contemporaneo, con episodi e vicende narrate che sono in verità trasposizioni in racconti di quello che accade nel mondo reale, come vicende politiche o esistenziali.

La natura di Tabucchi lo ha sempre portato a un senso di malinconia che lo ha aiutato a dipingere il suo mondo, a far vedere le cose come meglio le voleva definire. Il suo lato umano è spesso stato descritto, come ricorda l’allievo e scrittore Paolo di Paolo, come un uomo caratterizzato da una forte attrazione verso i giovani. Tabucchi si intratteneva molto con gli studenti e i ragazzi, era spinto da un’accesa curiosità verso il loro interesse, condannando da buon professore la sciatteria e l’esser lavativi.

Vulcanico nelle discussioni politiche, era un grande amante della convivialità, del senso comunitario di una cena o un bicchiere al bar. Il vino gli piaceva bianco, e le accese dispute erano un modo per confrontarsi, per la verifica delle opinioni altrui che ha sempre rispettato. Fortemente contrario al governo Berlusconi, Tabucchi lo ricordano per il suo senso politico vicino al repubblicanesimo di sinistra, che non mancava di dichiarare nei suoi infiniti articoli. Un’intensa attività editoriale lo aveva visto firmare scritti per il Corriere della Sera, El Paìs, Il Fatto Quotidiano. Se Antonio Tabucchi non sarà ricordato in Italia è solo per mal credenze e politica, perché a livello produttivo si sta parlando di uno degli autori più influenti del Novecento europeo, che non si può esimere dal grande olimpo degli scrittori contemporanei. Perché il senso della sua poetica non l’ha lasciato lì, in Portogallo, ma in ogni pagina finale dei suoi libri. Quella pagina che ci fa capire come veramente Antonio Tabucchi sappia parlare con le emozioni dell’uomo.

 

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