Ferzan Ozpetek torna alla sua Istanbul. E torna a girare un film completamente turco, dalla lingua al cast alle atmosfere. Dal 2 marzo nelle sale italiane, Rosso Istanbul è liberamente tratto dall’omonimo libro scritto dallo stesso regista turco tanto amato in Italia.
[R-slider id=”46″]
Film che parla di ricerca interiore e si tinge di giallo, è il tentativo di raccontare la città attraverso gli occhi di una persona che l’ha lasciata da tanto tempo ed è diventata quasi uno straniero. Il film è pervaso dalla sensazione che stia per accadere qualcosa, un’inquietudine che si trasmette anche ai personaggi e restituisce il clima di un paese che sta cambiando velocemente. La suspense quasi da thriller che si erge, pian piano, non viene però supportata da congrue risposte. Ozptek sembra innalzare una costruzione senza meta, confusa, che evapora lasciando poco nelle mani dello spettatore.
Nel maggio del 2016 Orhan Sahin (Halit Ergenç) torna a Istanbul dopo 20 anni di assenza volontaria. Come editor deve aiutare Deniz Soysal (Nejat Isler), famoso regista cinematografico, a finire la scrittura del suo libro. Ma Orhan rimane intrappolato in una città carica di ricordi rimossi. Si ritrova sempre più coinvolto nei legami con i famigliari e gli amici di Deniz che sono anche i protagonisti del libro che il regista deve finire. Soprattutto Neval (Tuba Büyüküstün) e Yusuf (Mehmet Günsür), la donna e l’uomo a cui Deniz è più legato, entrano prepotentemente anche nella vita di Orhan. Quasi prigioniero nella storia di un altro, Orhan però finisce per indagare soprattutto su se stesso, riscoprendo emozioni e sentimenti che credeva morti per sempre e che invece tornano a chiedergli il conto per poter riuscire a cambiare la sua vita.
Ozpetek, che in passato è stato mago nella rappresentazione fascinosa e pulsante delle complesse relazioni umane in film memorabili come Le fate ignoranti o Saturno contro, questa volta sembra giocare troppo con silenzi che vogliono avere più significato di quello che trasmettono e primi piani più svuotati che necessari. Proprio dopo Saturno contro, dal 2007, il regista turco ha smarrito quel tocco fresco ed energico che sapeva affrescare tutte le contraddizioni del vivere, ora vivacemente, ora dolorosamente.
[embedyt] http://www.youtube.com/watch?v=S_cftLpH7LE[/embedyt]
Lungo 115 minuti, Rosso Istanbul è un’opera molto personale e ambiziosa, forse un po’ presuntuosa. Un viaggio emotivo che va alla ricerca di un forte estetismo ed emozioni profonde, ma che invece sembra arenarsi nelle acque insidiose del Bosforo.
“Per me è stato come immergermi di nuovo nel passato, evocare luoghi e personaggi che ormai stanno scomparendo. Tutto sta cambiando molto in fretta in Turchia. Per girare le scene sul Bosforo ho scelto una casa tipica, uno ‘yali’ molto simile e molto vicino a quello che apparteneva alla mia famiglia, dove ho passato le estati della mia infanzia”, ha raccontato Ozpetek. “L’orizzonte a Istanbul oggi è fatto di costruzioni moderne, e il rumore prevalente è quello delle trivelle che scavano fondamenta per nuovi palazzi. Poi capita di girare l’angolo e trovarsi improvvisamente nell’800. È una città strana e affascinante. Ho concepito il film come fosse un doppio viaggio, emotivo e razionale, interrogandomi per la prima volta sulla materia narrativa che era appunto il ritorno a casa, sulla natura profonda e spesso nascosta delle emozioni e dei sentimenti che questo evento fa venir a galla. Durante le riprese di Rosso Istanbul mi sembrava di perdere continuamente la mia città, quasi sfumasse nel clima pesante e di profonda incertezza che oggi l’avvolge. Così questo film ha assunto un valore speciale”.