JESI – Sarà inaugurata domani (3 novembre) la mostra itinerante “L’Evolversi del Segno” di Salvatore D’Addario. Dopo essere stata ospitata a Filottrano, ad ottobre, e Camerano nel mese di agosto dello scorso anno, in concomitanza con la prematura scomparsa dell’artista naturalizzato marchigiano, la personale arriva nelle Sale Museali di Palazzo Bisaccioni, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, in Piazza Colocci a Jesi. Al taglio del nastro, alle 18, parteciperanno l’assessore alla Cultura del Comune di Jesi Luca Butini, Carlo Marchetti ricercatore Università Internazionale del Secondo Rinascimento di Milano, artisti e personalità del mondo della cultura e dell’arte. Moderatore della serata sarà il giornalista Giovanni Filosa, con interventi del musicista David Uncini.
L’esposizione, a cura di Olga Lidia Priel Herrena, Andrea e Luigi D’Addario, è organizzata dell’associazione culturale Para un Principe Enano, con il patrocinio della Regione Marche e dei Comuni di Jesi, Filottrano e Camerano, oltre che del Consolato di Cuba a Roma e della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi. Sarà visitabile fino al 25 novembre. Salvatore D’Addario, campano di nascita, era molto legato al nostro territorio attraverso le tante iniziative che l’hanno visto puntuale protagonista e generoso collaboratore dell’Associazione Culturale Para un Principe Enano. Venerdì 16 novembre, si terrà un ulteriore appuntamento all’iinterno degli spazi espositivi: “L’Arte della Memoria”, poesia, liriche, ricordi, artisti ed amici nel ricordo del Maestro Salvatore D’Addario. Per l’occasione interverranno tra gli altri il segretario generale della Fondazione Carisj di Jesi Mauro Tarantino, l’assessore alla Cultura e Turismo del Comune di Camerano Ilaria Fioretti ed il critico letterario Fabio Ciceroni.
La mostra “L’Evolversi del Segno” è ad ingresso gratuito (orario 9.30-13 e 15.30-19.30) e rappresenta un percorso emozionale ed emozionante attraverso le testimonianze artistiche di Salvatore D’Addario, le collaborazioni, i contributi critici, i legami culturali, le opere. Tale percorso raccolto anche nel prezioso catalogo legato alla Mostra e che ne vuole valorizzare e sottolineare l’essenza dell’Uomo e l’Artista. «Il suo motore metafisico – ha spiegato il critico letterario Fabio Ciceroni – nasceva dalla consapevolezza che “la natura ci ha dato il bisogno di essere felici senza la possibilità di realizzarlo”; di qui l’itinerario che lo condurrà all’informale astratto. […] La sua è tensione all’essenza delle cose, così il suo segno sorprende perché tanto più veritiero quanto meno realistico. L’effetto è di assoluto rigore. Non è difficile intravedervi la lezione sofferta e coraggiosa del suo riconosciuto maestro, Edgardo Mannucci. Che è insieme stato per lui anche un modello umano. Esempio di umiltà interrogativa di fronte al mondo, alla sua fatale inesplicabilità».
Salvatore D’Addario è nato ad Ariano Irpino (Avellino) il 4 dicembre 1950. Nel 1953 la famiglia si trasferisce a Ancona dove, dopo una fase di studi irregolari, D’Addario si dedica a varie attività, mantenendo sempre vivo il suo interesse per la pittura e l’arte. Con Edgardo Mannucci stringe una forte amicizia che lo legherà al grande scultore fino al giorno della sua scomparsa. Ha esposto in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero, sue opere sono presenti in importanti collezioni pubbliche e private. Scompare prematuramente ad Ancona il 18 settembre 2016.